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Scusi, balliamo?

Marina Corradi martedì 18 gennaio 2022
Si crede comunemente che a un bambino piccolo vadano fatte ascoltare canzoncine infantili. I miei figli sono venuti su a Rolling Stones, Beatles, Dylan e Guccini. Di modo che ora al nipote di un anno rimetto quelle canzoni care, colonna sonora di anni felici. «I can get no satisfaction» dei Rolling Stones scoppia in soggiorno con il suo ritmo esplosivo. Martino ascolta stupito, poi sorride e accenna a battere le mani. La canzone finisce e lui mi guarda, interrogativo. Ancora?
Ancora. I Rolling Stones, come giovani per sempre, scandiscono il tempo in casa nella mattina d'inverno. Balliamo? Propongo a questo tipo alto novanta centimetri. Lui è entusiasta. Batte i piedi, poi torna a chinarsi a quattro zampe, e oscilla, e ride. Scoppio a ridere anche io: così ballavano i neanderthaliani, prima di raggiungere la stazione eretta?
Passiamo a Guccini, La locomotiva, battagliero inno anni 70. Storia di un anarchico lanciato in una folle corsa contro «a un treno di signori». Martino ora si dondola alla voce emiliana, calda e densa. Che la avverta familiare? Metà dei trisnonni di mio nipote sono di Parma. E quando sente la voce tonante ripetere «La fiaccola dell'anarchia…», il bambino ride. Penso al mio nonno paterno, daziere anarchico a Parma negli anni Venti. Passa fra noi, impercettibile, come una rapida carezza.