Rubriche

OFFENDERE IL POVERO

Gianfranco Ravasi martedì 4 ottobre 2005
Accadde che un frate offendesse con queste parole un povero che chiedeva l'elemosina: «Non vorrei che tu fossi ricco e ti fingessi povero». All'udir ciò il padre dei poveri s. Francesco si addolorò profondamente e rimproverò aspramente il frate che aveva detto queste parole, ordinandogli di spogliarsi di fronte al povero e di chiedere perdono baciandogli i piedi. Diceva infatti: «Chi maledice un povero offende quello di cui porta il nobile marchio, quel Cristo che si è fatto povero per noi in questo mondo». È stata recentemente riproposta in una splendida edizione (Valla-Mondadori) la Vita che Tommaso da Celano dedicò a s. Francesco tre o quattro anni dopo la morte del santo, avvenuta il 4 ottobre 1226. Decine e decine sono gli episodi narrati con fragranza e freschezza: ne ho scelto a caso uno su un tema caro a Francesco, quello della povertà, virtù abbracciata fin dal giorno in cui era stato accolto nudo dal mantello del vescovo di Assisi. Due sono le note che vorrei aggiungere all'apologo citato. La prima riguarda la prospettiva costante (e spesso ignorata a livello sia popolare che colto) nel comportamento del santo, quella cristologica. Il cuore del suo amore per i poveri non è di indole sociale, come non è meramente ecologica la sua passione per la natura. Egli intravede in ogni realtà umana e terrena l'impronta di Dio che tutto ha creato per mezzo del Figlio e nel Figlio ha mostrato l'epifania di una fraternità nella miseria e fin nella morte. L'altra nota parte proprio dalla scena descritta: quante volte anche noi siamo stati attraversati dallo stesso sospetto di quel frate. Francesco lo vede come un'offesa fatta al povero; anche a costo di rischiare l'inganno, è la carità, libera e generosa, che deve trionfare.