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Le parole vive di Hora Aboav

Alfonso Berardinelli venerdì 10 giugno 2022
Il libro, i libri, la lettura, l'interpretazione, il commento, il dialogo, il compiere un viaggio e lasciare tracce mostrando il cammino ad altri: già nel primo intreccio di significati e di temi che incontro nella prefazione di Annalisa Comes al libro Le voci delle parole ebraiche di Hora Aboav è chiaro il perché dell'appassionato rapporto con il linguaggio che hanno avuto nel Novecento autori di origine ebraica come Walter Benjamin, Ludwig Wittgenstein, Erich Auerbach, Leo Spitzer, Giacomo Debenedetti, Harold Bloom, George Steiner. Anche la letteratura è stata per loro fonte di consapevolezza, saggezza, illuminazione del senso della vita. E anche nel passaggio dalla religiosità all'esercizio laico del pensiero, della critica e dello studio letterario, si avvertono le tracce della funzione rabbinica, della lettura, dell'insegnamento, dell'analisi delle parole da intendersi come ricerca di una rivelazione “qui e ora”. Il metodo, l'arte, la vocazione interpretativa, ermeneutica fanno parte fin dalle origini bibliche della cultura ebraica. La parola è come uno scrigno e un'arca in cui entrare. E la parola “natura”, ci ricorda Hora Aboav, ha «lo stesso peso semantico della parola Dio» (da cui il “Deus sive Natura” di Spinoza). Oggi più che mai questo ci tocca da vicino. Hora Aboav, dopo essere vissuta alcuni anni in Israele, insegna ora ebraico biblico presso il Centro di Cultura ebraica di Roma, e Annalisa Comes, poeta e traduttrice, è sua allieva. Il titolo Le voci delle parole ebraiche allude alla realtà e alla necessità di riconoscere che lingua e voce umana sono una sola cosa perché, come ha scritto il filosofo statunitense di origine polacca Heschel «le parole non sono fatte di carte ma di vita». Le lezioni contenute nel libro sono immersioni nel senso di cento parole dell'ebraico biblico, «per poter entrare nella sua energia rigeneratrice" dice Aboav. In anni come i nostri, in cui l'atto di leggere-interpretare e dialogare sui significati verbali è minacciato da una comunicazione sociale regolata più da dispositivi tecnici che da reali presenze umane, un libro come questo è prezioso. Non è certo casuale che il titolo di uno dei più importanti libri del critico George Steiner sia Presenze reali.