Opinioni

La società civile anticipa la politica. Parole e scelte per la svolta

Leonardo Becchetti giovedì 20 ottobre 2022

La politica nazionale ha bisogno di nuove parole che le buone pratiche delle amministrazioni locali, delle reti della società civile hanno già iniziato a sperimentare e vivere sul campo. Ne ha bisogno la chiara maggioranza parlamentare di centrodestra che sta per dare vita a una nuova stagione di governo in una fase difficilissima e piena di ostacoli per il Paese. Ne ha bisogno l’opposizione di centrosinistra, scomposta in tre minoranze tra massimalismi, radicalismi e riformismi, che deve ricostruirsi dopo una sconfitta annunciata.

Le nuove parole 'fertili' per la politica del futuro sono felicità (intesa come soddisfazione e ricchezza di senso di vita), generatività, prossimità, contribuzione, inclusione, rigenerazione cittadinanza attiva, partecipazione, coprogettazione. Parole nonviolente e resistenti, strumenti per pacificare la nostra società e darle orizzonte e sviluppo.

Soddisfazione e ricchezza di senso di vita perché, come sottolinea la frontiera della ricerca nelle scienze sociali, la persona è cercatrice di senso e persino il valore economico dipende sempre più non solo dalla produzione di beni e servizi standardizzati ma dalla ricchezza di significato che essi veicolano. Non si spiegherebbe altrimenti perché un prodotto artigianale valga di più di un prodotto standard né il boom di arte, cultura, turismo, delle nostre città ricche di storia e il grande successo dei festival e delle manifestazioni culturali in tutto il Paese. Generatività perché i risultati sui dati di milioni di persone sottolineano sempre di più che la radice della felicità è nella generatività, ovvero nella capacità della nostra vita di produrre impatto positivo sulla vita di altri esseri umani. Il sociologo David Graeber ha evidenziato come in Gran Bretagna la maggioranza dei lavoratori riconosce che la propria attività è inutile o addirittura dannosa per la società e che questo produce in loro una ferita psichica profonda e, con essa, povertà di senso del vivere, rabbia, rancori.

La classe politica deve porsi l’obiettivo di creare le condizioni affinché sia possibile per tutti una vita generativa rendendo più facile la nascita di imprese e start up sostenibili che coniugano produttività con l’impatto sociale e ambientale, con la realtà delle organizzazioni sociali, con la vita delle famiglie. Deve saper investire sulla 'longevità attiva', combattere la piaga dei Neet ovvero quella quota elevata di giovani che anche qui in Italia non lavorano né studiano e sono, dunque, agli antipodi di una vita generativa.

Contribuzione, cittadinanza attiva, inclusione e rigenerazione sono tutte piste di generatività. Il sistema economico produce scarti e 'scartati' e la relazione tra inclusi ed esclusi, dove i primi costruiscono percorsi di reinserimento dei secondi nella vita sociale ed economica, è la chiave della ricchezza di senso per entrambi. Appare a prima vista singolare che sempre più imprese profit (oltre alle cooperative sociali di tipo B che fanno del reinserimento al lavoro la chiave della loro attività) cerchino e offrano ai propri dipendenti percorsi di responsabilità sociale e ambientale e che, attraverso di essi, rafforzino senso di appartenenza e produttività del lavoro.

Ma il senso profondo di questi percorsi porta a riconsiderare che cosa significhi veramente progresso sociale. Se la ricchezza di senso di vita sta nella nostra capacità 'contributiva', ovvero nella capacità di essere generativi e di sentirci utili per qualcosa o qualcuno, il destino migliore per chi è scartato e si trova ai margini non si esaurisce nella percezione di un sostegno monetario ma trova compimento nell’opportunità di riavere un ruolo all’interno della società.

La generatività rappresenta anche la giusta sintesi nella contrapposizione tra logica dei diritti assoluti e dei doveri di cittadinanza e l’equilibrio tra ”libertà di” e ”libertà da” e ”libertà per” perché fonda l’uscita dalla sterilità di una ricerca solitaria d’identità nella gioia di costruire relazioni significative con altri. In un’Italia che invecchia e in un sistema economico che ha il problema della sostenibilità ambientale e dell’emergenza climatica la parola rigenerazione assume una pluralità di ricchezza di significati.

Esiste la questione della rigenerazione delle aree urbane e di molti immobili ormai privi di destinazione e quella degli scarti della produzione e del consumo. L’unica possibilità che abbiamo di tenere assieme la necessaria creazione di valore economico con la sostenibilità ambientale e la sfida climatica è quella di disallineare attraverso l’economia circolare i due termini della questione aumentando il rapporto tra valore aggiunto ed emissioni climalteranti senza dimenticare che è il volume delle emissioni climalteranti che deve drasticamente scendere per arrivare a zero nel 2050. Perché una politica fondata sulle nuove parole non sia sulle nuvole è necessario, dunque, aggiungerne una fondamentale: sostenibilità. Non basta ripeterla, sino a farla sembrare un mantra ossessivo, perché essa rappresenta il vincolo di cui tener conto.

Felicità e generatività devono essere sostenibili ovvero rispettare i vincoli di sostenibilità economica, sociale ed ambientale per garantire stabilità finanziaria, coesione sociale e salute del pianeta. Tutto questo per funzionare ha bisogno di processi virtuosi e i processi attraverso i quali vogliamo realizzare risultati non sono un accessorio, ma appartengono alla sostanza del risultato stesso. Cittadinanza attiva, partecipazione e coprogettazione (ovvero il coinvolgimento dei movimenti ”dal basso” nel corpo vivo della società) diventano, dunque, le parole chiave per avviare percorsi d’intelligenza collettiva dove la pluralità e la complementarietà di esperienze, punti di vista e competenze assicura soluzioni migliori ai problemi affrontati.

Nonostante tutte le difficoltà siamo un Paese ricco, ricchissimo nella sua storia e nel suo presente di vitalità e partecipazione civile. Il pilastro della società civile deve continuare a praticare buone pratiche, a rafforzarsi facendo massa critica, ma deve anche fare passi avanti nella missione culturale di trasformarle in buone parole per la politica rendendo i suoi orizzonti più ricchi e la sua azione più feconda.