Opinioni

Marco Tarquinio. La parola che scuote

Marco Tarquinio venerdì 20 novembre 2015
«Maledetti!». Papa Francesco ci ha consegnato ancora una volta una parola senza ombre, di quelle che capiscono davvero tutti, in qualunque lingua e a ogni latitudine, qualunque sia il codice culturale di cui dispongono e la fede che professano. E stavolta è una delle parole più difficili da dire: maledetti. Maledetti gli «operatori di guerra», che non sono gli esseri umani mandati ad affrontarsi nelle tante «inutili stragi» che hanno costellato e costellano la storia dell’umanità, ma gli eroi neri che con le loro ciniche scelte di potere e di terrore e i loro affari senza scrupoli crocifiggono i popoli e s’industriano a capovolgere la beatitudine che chiama gli «operatori di pace» – tutti, senza distinzioni di etnia, di pensiero e di religione – «figli di Dio».Maledetti. Parola terribile, anatema antico e come definitivo. Ma che cos’altro meritano i signori della guerra?, chiede, con dolore, l’uomo di Dio che si è imposto un nome di pace. Maledetti. Verdetto senza scampo. Ma in quale altra maniera possiamo chiamare coloro che, a loro volta, non danno scampo agli uomini e alle donne del nostro tempo, seminando guerra, conducendo guerra, armando guerra, arricchendosi di ogni guerra?Francesco confessa di ascoltare il pianto di Dio, il pianto di Gesù, nel pianto delle vittime. E perciò, con il suo tono sommesso, parla con la forza di chi grida. Parla per i massacrati dalle bombe e dai coltelli. Per gli sterminati dai missili e dalle mitraglie. Parla per i mutilati. E per i sequestrati. Parla per i martiri cristiani e per chiunque patisca orrori per la sua fede. Parla per le donne umiliate e violate. Per i bambini stuprati dell’innocenza e addestrati alla morte. Parla per i perseguitati politici. Per i depredati e gli esiliati. Parla per quelli che fuggono e sono trattati da invasori. Per quelli che hanno paura e per quelli che dimostrano anche il coraggio che non hanno. Parla persino per quelli che sono mandati a uccidere uccidendosi, nelle chiese cristiane d’Asia e d’Africa, nelle moschee nemiche e renitenti all’odio, nelle sinagoghe o nelle scuole ebraiche, nei luoghi cittadini della più normale e laica quotidianità. E parla anche per noi giornalisti, che stentiamo a trovare le parole capaci di svegliare le coscienze o anche solo di liberarci dalla catena dei pensieri, degli insulti e delle «giustificazioni» della guerra.Francesco ha trovato le parole che noi non abbiamo e non osiamo, che neanche i migliori tra gli uomini della politica e dell’economia riescono a dire. Ha scandito le parole che tanti altri leader religiosi – per non essere accusati di fanatismo o perché temono ben altro fanatismo o a esso si sono consegnati – faticano a pronunciare. Il Papa no. Dice maledetti gli operatori di guerra. Ed è una vera benedizione.