Opinioni

La «legge del mare» anche in guerra: Rai Storia aiuta la memoria su Todaro

Marco Tarquinio sabato 13 ottobre 2018

Gentile direttore,

abbiamo letto con attenzione e apprezzato la lettera del signor Marco Recchia apparsa domenica 7 ottobre 2018 su “Avvenire” che chiede l’intervento di Rai Storia per ricordare Salvatore Todaro, comandante di sommergibile della Marina Militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Il lettore fa riferimento a uno specifico programma televisivo che potrebbe essere “La battaglia dell’Atlantico” del 1968, a cura di Sergio de Marchis con testi di Arrigo Petacco. Nel documentario, che racconta la storia della guerra sottomarina, lo storico della Marina militare Marcantonio Bragadin approfondisce il ruolo dell’Italia e le vicende di Todaro, a capo del sommergibile Cappellini, che nel 1940 fu il primo a compiere un affondamento nemico mettendo fuori uso il Cabalot, ma fu anche il primo e unico che trasgredì alle leggi della guerra per onorare la legge del mare: decise, infatti, di salvare gli uomini dell’equipaggio nemico trascinando la scialuppa di salvataggio e rimorchiandola per 8 giorni verso la salvezza. Sperando di far cosa gradita al lettore e ai telespettatori, riproporremo il documentario lunedì 12 novembre alle 16 su Rai Storia.

Silvia Calandrelli, Direttore Rai Cultura

Ringrazio la direttrice Calandrelli per la tempestiva e positiva risposta all’appello del signor Recchia, e per l’adesione a un sentimento certamente condiviso da tanti altri lettori e lettrici che attraverso i nostri articoli sono venuti a conoscenza del gesto umanamente eroico e cavalleresco del capitan Todaro e delle sue parole dette sull’acqua, ma come scolpite nel marmo. Il prossimo 12 novembre chi vorrà potrà, dunque, rivedere in tv su Rai Storia il documentario di Sergio de Marchis con i testi di un nostro rimpianto collega da poco scomparso, quello straordinario divulgatore della grande e piccola storia che risponde al nome di Arrigo Petacco. E potrà anche riflettere sulla ferma replica di Todaro all’alto ufficiale della Marina del Reich nazista che gli intimava di ricordarsi di avere su di sé, come comandante, il «dovere di vincere una guerra e sbaragliare il nemico». L’ufficiale italiano, pur leale ai propri doveri, rispose netto: «Sulle spalle prima di tutto ho duemila anni di civiltà». Una risposta buona e giusta in tempo di guerra, e ancora più buona e giusta in tempo di pace. Che i marinai italiani, militari e civili, tengono cara e della quale chi fa politica e ha responsabilità di governo dovrebbe saper essere all’altezza nel tempo ingiusto delle migrazioni via mare consegnate da leggi miopi come la cosiddetta Bossi–Fini e da egoismi persino sbandierati ai cinici calcoli e alla spregiudicatezza spesso assassina dei trafficanti di esseri umani.