Attualità

Il caso. «Case famiglia, tocca allo Stato»

Ilaria Sesana giovedì 11 marzo 2021

Il primo firmatario Siani (Pd): aiutiamo i minori a crescere in ambienti su misura, l’iter in Aula sarà veloce. L’obiettivo è creare un fondo per finanziare nuovi progetti, oltre quelli già attivi a Milano e Roma

Superare i 'profili problematici' emersi in questi dieci anni di applicazione della legge 62/2011, la norma che ha istituito gli Icam, gli Istituti a custodia attenuata per detenute madri e le Case famiglia protette. Strutture che hanno come finalità quella di evitare ai bambini il trauma della vita in carcere accanto alle loro madri. È questo l’obiettivo della proposta di legge presentata alla Commissione giustizia della Camera, primo firmatario il deputato Paolo Siani (Pd), che propone modifiche alla legge 62/2011 per superare queste criticità «senza modificare l’impianto essenziale della legge e perseguendo lo spirito di quella riforma».

«La Commissione giustizia ha iniziato l’esame della proposta di legge il 1° marzo e mercoledì, il 10 marzo, sono iniziate le audizioni in Commissione giustizia – spiega ad Avvenire Paolo Siani –. Mi sono confrontato con gli altri membri della commissione e mi sembra ci sia una buona predisposizione anche da parte degli altri gruppi parlamentari. Sono quindi fiducioso sul fatto che ci sarà un iter veloce». La proposta di legge mira a valorizzare «l’esperienza delle Case famiglia, considerate da tutti la vera soluzione al problema» dei bambini in carcere.

«La legge 62/2011 ha istituito le Case famiglia protette ma senza oneri per lo Stato. E oggi quelle attive in Italia sono solo due: una a Roma e una a Milano – spiega Paolo Siani –. Nella proposta di legge che ho presentato, invece si prevede un obbligo per lo Stato a finanziarle». Le risorse necessarie a sostenere le attività di queste strutture saranno messe a disposizione dalla Cassa delle Ammende che in diverse occa- sioni ha espresso la propria disponibilità a sostenere finanziariamente l’attivazione di nuove strutture. La proposta di legge prevede anche l’obbligo (e non più la facoltà) per il ministro della Giustizia di stipulare convenzioni con gli enti locali per individuare le strutture idonee ad accogliere le mamme detenute e i loro bambini. Un ulteriore elemento di novità è dato da alcune proposte di modifica al codice di procedura penale prevedendo, ad esempio, che il giudice posa disporre la custodia cautelare delle detenute madri all’interno degli Icam solo nel caso in cui sussistano «esigenze cautelari di eccezionale rilevanza».

Prevedendo questa opzione solo come extrema ratio. «Uno dei miei primi atti da parlamentare è stato quello di visitare l’Icam di Lauro, in provincia di Avellino, e la Casa famiglia protetta di Roma – ricorda Siani –. Per quanto sia attenuato, l’Icam resta pur sempre un carcere, mentre quello della Casa famiglia offre ai bambini un ambiente in cui crescere più vicino alla normalità. Dopo queste visite sono andato a rileggermi le legge e da qui è nato il mio impegno su questo tema». Un impegno che ha già portato all’approvazione di un emendamento alla Legge di bilancio che prevede la creazione di un fondo, con una dotazione di 1,5 milioni di euro l’anno per ciascuno degli anni del triennio 2021-2023, per finanziare la creazione di nuove Case famiglia protette. A sostegno della proposta di legge Siani si sono schierate, nelle ultime settimane, le associazioni 'Cittadinanzattiva' e 'A Roma insieme - Leda Colombini' (che gestisce la Casa famiglia protetta attiva nella capitale) che rilanciano il loro appello affinché i bambini costretti a crescere in carcere trovino una soluzione alternativa. Secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia sono 29 quelli presenti al 31 gennaio. «Chiediamo al Parlamento una rapida approvazione di questa proposta di legge che renderebbe le Case famiglia protette la soluzione ordinaria per le detenute madri con figli minori» dice Laura Liberto, responsabile giustizia di Cittadinanzattiva.


C’è un futuro oltre la cella per le donne detenute che hanno figli. Un futuro che può andare oltre gli Icam, gli Istituti di custodia attenuata, strutture detentive a tutti gli effetti. Così un mese fa, 'Avvenire' raccontava le storie delle Case famiglia.

La seconda possibilità (di Ilaria Sesana)