Paralimpici, nuoto e atletica: l'Italia ai vertici mondiali
Gli ultimi tornei iridati hanno confermato l'eccellenza dei due movimenti: in vasca per la quarta volta la conquista del medagliere, in pista il record di 7 ori

Bastano 1883 tesserati e 172 società disseminate lungo lo Stivale, includendo tutte le categorie d’età e le tipologie di attività, per dominare l’acquatico mondo paralimpico. L’Italia è ancora sul tetto del globo, gli azzurri dominano pure nella piscina di Singapore, completando la rassegna iridata natatoria in vetta al medagliere con un bottino di 46 medaglie, 18 d’oro, 17 d’argento e 11 di bronzo. Non c’è avversario che tenga, per la quarta volta di fila il vessillo tricolore garrisce sopra le altre bandiere.
Dentro la vasca clorata dell’OCBC Aquatic Centre i 31 azzurri scesi in acqua hanno siglato un capolavoro superando potenze come gli Stati Uniti e la Cina. Un successo più complicato del previsto giacché, per un errore burocratico in fase di iscrizione, in estremo oriente gli azzurri non hanno potuto competere nelle staffette. Il disguido avrebbe potuto frenare il gruppo e invece lo ha caricato oltremodo, esaltando un collettivo costituito da veterani e matricole, nomi affermati e volti in cerca d’autore. A uscirne rafforzata è l’unione tra atleti e società, allenatori personali e staff federale. Il direttore tecnico Roberto Bonanni, assistito da Gloria Benedetti, Francesco Bonanni, Francesco Piccinini e Marcello Rigamonti, non ha fallito la prima uscita nella nuova veste.
Snocciolare la contabilità dei podi è impresa ardua, ma solo srotolando gli ordini d’arrivo si comprende a pieno la portata del fenomeno. Un letale mix generazionale affiancato alla profondità del sistema (si è vinto sia nelle categorie di disabilità grave sia in quelle di disabilità più lieve) e dalla presenza nei ranghi di medagliati seriali, uomini e donne capaci di reggere il palcoscenico per un’intera settimana.
A tingersi più volte d’oro, ben quattro a testa, sono stati le due facce da copertina, i fuoriclasse Simone Barlaam e Monica Boggioni. Lui, nella categoria S9, ha toccato per primo nei 100 farfalla, nei 100 stile libero, nei 400 stile e nei 50 stile, vincendo tutte le gare disputate. L’azzurro del Gruppo Sportivo Fiamme Oro e della Polha Varese ha avuto il dominio assoluto delle corsie, dettando i passaggi e non lasciando margini agli avversari, nuotando con autorità. Boggioni, tra le S5, ha primeggiato nei 50 metri stile libero, nei 50 rana, nei 200 stile e nei 100 stile. L’atleta appartenente al Gruppo Sportivo Fiamme Oro e alla Pavia nuoto, è stata impeccabile dall’inizio alla fine, sapendo trasformare ogni fatica in successo e salendo cinque volte sul podio, rivestendosi pure d’argento nei 200 misti.
Considerando poi le altre due punte della squadra, a quota tre ori si è fermato il Mondiale di Antonio Fantin (50, 100 e 400 stile S6, terzo invece nei 100 rana), mentre Stefano Raimondi è andato a segno nei 100 farfalla e nei 200 misti S10, colorandosi poi d’argento nei 100 stile e di bronzo nei 100 rana. Gli attaccanti hanno trascinato il resto del team in rete, ma tra coloro che hanno fatto centro spiccano le prodezze del nuovo arrivato. Doppietta dorata infatti nella prima rassegna iridata tra i grandi per Gabriele Lorenzo, vincitore di 100 e 200 stile S3, argento nei 50 e bronzo nei 150 misti da esordiente. La base cresce e anche a livello élite si registra l’innesto fruttuoso di campioni d’avanguardia. A chiudere il quadro dei frequentanti il gradino più alto ecco le firme prestigiose di Alberto Amodeo nei 400 stile libero S8 (argento nei 100 farfalla e nei 100 stile), Federico Bicelli nei 400 stile S7 (argento nei 100 dorso e nei 100 stile) e Arjola Trimi nei 200 stile S2. Tre nomi ormai stabilmente ai piani alti, a testimonianza di come la Nazionale abbia numerose carte per il colpo grosso.
È mancato invece solo l’oro a WonderGilli, ma Carlotta ha artigliato tre secondi (100 stile, 100 farfalla e 200 misti S13) e un terzo posto (100 dorso). Meritano la lode anche i medagliati d’argento Giulia Ghiretti (100 rana S4, terza nei 200 misti), Alessia Scortechini (50 stile S10), Federico Cristiani (50, 100 e 200 stile S4), Francesco Bettella (100 dorso S1, terzo nei 100 stile), Xenia Francesca Palazzo (100 stile S8, terza nei 50 stile), Francesco Bocciardo (200 stile S5). Menzione finale per i bronzi di Efrem Morelli nei 50 rana SB3, Alessia Berra nei 100 farfalla S12 e Angela Procida nei 100 dorso S2.
La lunga stagione si chiude qui. Appuntamento l’anno prossimo con la rassegna continentale nell’acqua parigina. Si torna nella città della Paralimpiade 2024 esattamente a metà del quadriennio che porterà a Los Angeles.
In pista adesso gli azzurri fanno paura
L’atletica non è il nuoto, su pista e pedane la concorrenza è davvero globale. Sessantacinque nazioni sul podio nel Mondiale di Nuova Delhi contro le 39 (40 contando anche gli atleti neutrali) a medaglia nella rassegna iridata di Singapore. Eppure dentro lo stadio indiano l’Italia è stata fantastica: sette ori, un argento e tre bronzi, ottava nel medagliere guidato dal Brasile davanti a Cina e Iran.
Si tratta del record di medaglie del metallo più prezioso per gli azzurri, che mai avevano superato i cinque titoli in un solo Mondiale, e di conseguenza mai avevano provato l’ebbrezza di essere tra le migliori otto squadre.
Sugli scudi un nome nuovo, frutto di un progetto mirato che lo ha trasformato in un campione seriale. È infatti Marco Cicchetti il volto da copertina, poiché il romano tra gli T44 ha vinto 200 e lungo, rivestendosi di bronzo nei 100 e migliorando il primato continentale in tutte e tre le specialità. Il ventiseienne nel mezzo giro di pista ha bloccato il cronometro a 23”00: «Un centesimo meglio del mio personale e del precedente record europeo. Anche nei 200 come nel salto in lungo (6.98) è mancato davvero poco per abbattere un’altra barriera. A parte gli scherzi, la medaglia d’oro iridata non si discute. Sono davvero felice, chiudo questo mondiale con la ciliegina sulla torta e non potrei essere più soddisfatto». Proprio dai suoi risultati muove il bilancio finale del dt Orazio Scarpa: «Abbiamo assistito ad un campionato mondiale di altissimo profilo tecnico e sempre in evoluzione. I nostri ragazzi, sul campo, hanno dimostrato di reggere e di potere stare al passo con questa vertiginosa evoluzione tecnica. Tra tutti, senza voler fare un torto a nessuno, vorrei sottolineare le imprese di Marco Cicchetti e non solo per le 3 medaglie, ma perché è un giovane proveniente dal progetto Fispes Academy, che raccoglie le sue prime medaglie internazionali in ambito assoluto anche in onore di chi, in passato, lo ha ideato». L’iniziativa oggi sta prendendo quota a livello giovanile: «Faccio le mie congratulazioni – continua Scarpa – a chi ogni giorno si spende nel territorio affinché si possa annoverare la squadra italiana tra le nazionali più forti al mondo. Parlo degli staff tecnici personali degli atleti e delle società che onorano lo sport paralimpico e i valori intrinseci che esso comunica e trasmette alla società».
Aldilà di Cicchetti, l’altro grande protagonista azzurro in terra indiana è stato Carlo Calcagni, due volte oro tra gli T72, prima nei 400 e poi nei 100 metri a suon di record del mondo. Sul gradino più alto anche il mezzofondista Ndiaga Dieng negli 800 metri T20 e due nomi di spicco della squadra: Ambra Sabatini, vincitrice dei 100 metri T63, specialità che l’aveva vista trionfare alla Paralimpiade di Tokyo e tristemente cadere in finale a Parigi, e Assunta Legnante, regina del getto del peso F11.
Per la sprinter, già iridata nel 2023, è il primo capitolo di un nuovo libro, nel quale reciterà pure da lunghista: «Nei 100 – chiosa Sabatini – ho fatto esattamente ciò che mi ero ripromessa, correre precisa e ordinata senza strafare. Avevo bisogno di questo risultato e della sicurezza ritrovata dopo i tre nulli nel lungo. È iniziata una fase di costruzione, con il mio allenatore stiamo mettendo dei mattoncini uno sopra l’altro in vista di Los Angeles, so che ne combineremo delle belle. Ci sono altri limiti da superare e anche se non sono ancora a quel livello ci arriveremo».
La capitana della squadra azzurra sale invece sul tetto del mondo per la sesta volta: «La gara – argomenta Legnante – l’ho vissuta con poca grinta perché ho gareggiato quasi da sola, ma gli assenti hanno sempre torto e ad avere ragione è chi gareggia. Io c’ero e questo è il mio sesto oro mondiale nel peso». Per la napoletana anche l’argento nel lancio del disco F11. Chiudono l’elenco i bronzi di Arjola Dedaj nel salto in lungo T11 e di Francesco Loragno nei 200 T64.
«La Nazionale è in continua crescita e il ricambio generazionale dovuto ai ritiri di atleti di riferimento non ha inciso sui risultati. Al di là dei numeri, che potevano essere ancora superiori senza l’infortunio di Maxcel Amo Manu e alcune gare sfortunate, mi ha colpito è lo spirito di squadra: ho percepito un affiatamento tra atleti, guide, staff tecnico, sanitario e dirigenziale. Questo spirito ha fatto la differenza», sintetizza il presidente della Fispes Mariano Salvatore. Mirare l’avvenire con ottimismo, pur senza abbassare la guardia, perché la concorrenza è spietata.
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