La scalata di David Kammerer verso Los Angeles 2028

L’azzurro, nato con una malformazione alla gamba: «Da piccolo non è stato facile: era strano vedere un ragazzo con protesi praticare questo sport. Adesso il mio sogno sono le Paralimpiadi»
September 19, 2025
La scalata di David Kammerer verso Los Angeles 2028
outThere Collective / Aurele Bremond | David Kammerer, pioniere dell’arrampicata paralimpica e numero 1 mondiale
«Mi aspetto di entrare in finale, poi vedremo. La forma c’è ma poi in gara può succedere di tutto». David Kammerer, 33 anni da compiere a novembre, da San Lorenzo di Sebato, in provincia di Bolzano si affaccia così ai Mondiali di arrampicata e paraclimbing in programma in Corea del Sud fino al 25 settembre. L’altoatesino non è un veterano del suo sport. Anzi. «Io sono nato con una malformazione alla gamba - spiega David - quando avevo tra i 10 e i 15 anni ero un po’ timido e non era così facile fare sport per un ragazzo con una protesi ». «Dopo la maturità - aggiunge Kammerer, che ama arrampicare anche nel tempo libero - sono andato in Indonesia, per vedere un po’ il mondo, poi nel 2019, quando sono tornato, un amico mi ha invitato a provare l’arrampicata in una palestra. La prima volta ho scalato con le scarpe normali e mi è piaciuto subito. Mi piaceva allenarmi e sentire quella sensazione di stanchezza, di vuoto, di quando hai dato tutto». Un colpo di fulmine, quello di David per l’arrampicata che non si è fermato neppure con la pandemia. «Dopo aver iniziato con un gruppo di amici – dice l’atleta dell’AVS Bruneck – mi sono accorto che facevo “gradi” più alti di loro, normodotati. Quando è scoppiato il Covid, dato che non si poteva uscire, mi sono messo a guardare e a studiare su YouTube gare nazionali e internazionali, accorgendomi che i movimenti di alcuni scalatori io li facevo o li sapevo fare». «Alcuni mi chiedevano di provare a gareggiare – racconta il ragazzo della Val Pusteria, argento agli Europei del 2024 – nel 2022, dopo tre anni ci sono riuscito. È andata bene, mi hanno chiamato per un raduno collegiale della Nazionale e dopo avermi visto mi hanno domandato di tornare».
Kammerer, nonostante nella sua categoria, AL2, quella che comprende gli atleti amputati di una gamba, sia sopra che sotto al ginocchio, sia stato più volte campione italiano e che abbia ottenuto piazzamenti importanti in Coppa del Mondo, deve conciliare il suo amore per lo sport con la sua vita lavorativa e personale. «Mi alleno 5-6 volte alla settimana spiega David, che ha esordito ai Mondiali nel 2023 a Berna - almeno tre sedute arrampico, poi faccio pesi». «Alcune volte mi sveglio alle 4.30 - prosegue il quasi 33enne papà di due figli, uno di cinque e uno di otto anni- vado ad allenarmi prima di lavorare. Il grande merito è di mia moglie che mi supporta e che mi aiuta con i bambini, perché tra gare e lavoro sto via più o meno un mese l’anno. Ovviamente appena posso mi ritaglio del tempo per loro, magari unendolo alle competizioni. Ad esempio quando ho gareggiato a Bologna abbiamo approfittato per fare qualche giorno insieme al mare a Ravenna». Oltre a essere uno scalatore, infatti David, che ha cominciato la sua stagione di Coppa del Mondo con la vittoria nella tappa di Salt Lake City negli Stati Uniti è un coach di mindfulness e un istruttore. «Faccio corsi di team building e di mindfulness- racconta lavoro con le scuole, sia con gli alunni che con i professori. D’estate ci sono i campi estivi, dove parto per cinque settimane». «In più - aggiunge l’azzurro, allenato da Kaquello trin Mair - insegno arrampicata in una palestra a Brunico».
Un lavoro, quello come coach di mindfulness che aiuta molto David anche nella sua carriera sportiva. «A mio parere - racconta l’altoatesino nell’arrampicata ci sono tre aspetti, quello tecnico, atletico e mentale e tutti e tre hanno uguale importanza ». «La testa però può avere un ruolo fondamentale dice ancora Kammerer - se io ho paura prima di scalare o prima di una gara, non vado molto lontano. E poi mentre ci si arrampica è fondamentale riuscire a stare tranquilli e concentrati sul momento e su che uno sta facendo». David è uno dei pionieri del paraclimbing italiano, che nell’ultima edizione dei Mondiali ha raccolto una medaglia, l’argento della veterana Lucia Capovilla. «Il nostro è un ambiente abbastanza inclusivo - spiega David che con la Nazionale si allena al Centro Federale di Arco di Trento- la situazione è molto cambiata in positivo. Quando ho cominciato io guardavano un po’ strano le persone con una protesi che arrampicavano». «Adesso - prosegue - c’è maggiore attenzione. Ad esempio ai Mondiali in Corea scalatori normodotati e con disabilità gareggiano nella stessa settimana, negli stessi impianti. Sarebbe bellissimo che le nostre gare, come accadrà a Seul, siano sempre prima delle finali dei normodotati per avere più visibilità e più pubblico. In questa edizione la nostra finale anticiperà la gara per assegnare le medaglie nella speed [gara di velocità, ndr] donne».
David per la crescita del movimento azzurro, che conta come vertice una Nazionale di 20 atleti in gara in dieci classi di disabilità, crede anche nel ruolo degli atleti paralimpici stessi. «Noi siamo degli esempi che questo sport si può praticare - spiega - se qualcuno con la sedia a rotelle o con una disabilità fisica viene in palestra per provare o ha intenzione di iniziare siamo a sua disposizione e siamo felici di aiutarlo. La cosa più difficile è sempre iniziare, ma già il fatto che ci sia io che ho una protesi a insegnare può essere un vantaggio». «Lo sport, anche se praticato a livello non agonistico è importante per il corpo e per la mente– prosegue – a me personalmente ha insegnato a conoscermi meglio». Il sogno di David sono le Paralimpiadi di Los Angeles 2028, dove l’arrampicata sportiva farà il suo debutto dopo l’ammissione nel programma a cinque cerchi nell’estate 2024. «Nella mia categoria, la AL2 – racconta l’atleta azzurro che ha creato un sito dal dominio propiziatorio davidgoesla28. it (David va a Los Angeles 2028, ndr) – sono attualmente il numero uno del ranking mondiale. L’obiettivo è stare tra i primi dieci per staccare il biglietto per i Giochi». «Per riuscire a qualificarmi e per essere preparato al meglio – conclude David Kammerer – sto cercando sponsor e di professionisti che possano aiutarmi». Per scrivere la storia del paraclimbing italiano, dove l’atleta azzurro vuole salire sempre più su.

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