"The testament of Ann Lee": spiazza il musical sulla predicatrice femminista
Il film della regista Mona Fastvold racconta la vita della controversa mistica inglese, fondatrice del movimento religioso radicale degli Shakers. Convincono le musiche, ma si resta in superficie

A Venezia arriva il christian musical. Spiazzante, ma originale, The Testament of Ann Lee della regista norvegese Mona Fastvold – ieri in concorso all’82ª Mostra del Cinema – lascia sospesi tra perplessità, coinvolgimento e sprazzi di entusiasmo. Il film, produzione inglese, scritto insieme al marito Brady Corbet (lo scorso anno al Lido con The Brutalist), è una agiografia musicale che racconta in chiave epica la vita di Ann Lee, controversa mistica e predicatrice inglese, fondatrice del movimento religioso degli Shakers.
Nata a Manchester nel 1736, figlia di un fabbro e di cultura quasi analfabeta, Ann cresce come fervente cristiana. A 22 anni, operaia in una filanda, si unisce ai rituali estatici guidati da Jane e James Wardley, esponenti degli “Shaking Quakers” (Quaccheri agitanti), gruppo derivato dal puritanesimo calvinista, noto per le pratiche mistiche fatte di tremori, urla, convulsioni, canti e danze. Dopo un matrimonio infelice e la perdita dei suoi quattro figli in tenera età, Ann cerca nella fede una nuova via e diventa leader carismatica del movimento, tanto da essere arrestata per blasfemia. In carcere, nel 1770, ha una visione: crede che la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden sia legata al peccato sessuale, e da qui nasce il suo pensiero radicale sull’astinenza come via alla salvezza. Fonda così una nuova dottrina, che attraverso musica e danze energetiche espia i peccati e cerca la purezza. Ann si definisce “sposa dell’Agnello” ovvero la metà femminile di Dio, dopo che Gesù ne aveva incarnato la parte maschile.
Perseguitata, nel 1774 emigra con nove seguaci negli Stati Uniti, tra cui il fedele fratello William, suo braccio destro. Dai boschi intorno a New York avvia una campagna di proselitismo fondata su pacifismo, parità di genere, castità e duro lavoro. Viene osteggiata anche con violenza, soprattutto durante la guerra d’indipendenza in cui verrà arrestata. Morirà nel 1784, a 48 anni. Gli Shakers raggiungeranno un picco di 6.000 aderenti nel 1840, per poi calare fino ai soli due membri superstiti nel 2025, si legge nei titoli di coda.
Dunque è chiaro e dichiarato che alla regista interessi la questione della leadership femminile, più che approfondire le questioni teologiche più spinose o le derive del fanatismo. «È interessante parlare di leadership femminile in questo momento storico. Viviamo in un mondo ancora dominato dagli uomini», ha detto la regista al Lido. Cresciuta in un contesto laico, Fastvold prende le distanze dal pensiero della predicatrice: «Non condivido la sua fede, ma le riconosco la capacità di prendersi cura degli altri con empatia e di creare uno spazio di uguaglianza. È un messaggio importante oggi».
La parte più convincente del film è la rappresentazione della ricerca sincera di Dio da parte di Ann e dei suoi seguaci, anche se sui contenuti religiosi e morali più profondi resta in superficie e gli “shakerati” paiono talora dei matti. A suggerire una spiritualità intensa e toccante sono piuttosto le belle canzoni originali di Daniel Blumberg (Oscar per The Brutalist) ispirate agli inni degli Shakers. Protagonista c’è una appassionata Amanda Seyfried: «Interpreto una donna con una profonda devozione verso Dio, che ha vissuto grandi dolori, ma è riuscita a trovare il suo posto nel mondo in un’epoca in cui le donne erano invisibili».
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