Stefano Battaglia, la musica crea ponti, anche di pace
Il pianista e composìtore con l'Accademia Chigiana mette insieme musicisti di formazione classica con strumentisti di impronta jazzistica. Dall'unione nasce l'ensemble Tabula Rasa e il disco "Kum

Definire Stefano Battaglia pianista e compositore di “frontiera”, tra il jazz e la classica, è riduttivo, perché per lui esiste solamente la definizione di «musicista». È cresciuto con accanto una nonna pianista, di Milano, la città dove è nato 60 anni fa. “E’ la nonna che mi ha introdotto alla musica classica e all’ascolto di quei magici improvvisatori al pianoforte come Svjatoslav Richte splendido interprete di Bach e del repertorio barocco che ebbi la fortuna di sentire da ragazzino a un concerto al Teatro delle Vigne a Lodi”. A 14 anni sul piatto del suo giradischi all’improvviso Bach cede il passo a Facing in you di Kate Jarrett e Open to love di Paul Bley. “Consumando la puntina su quei due dischi compresi che il jazz mi dava la possibilità di sincretizzare più passioni diverse e questo è un seme che ho coltivato fino ad oggi e che mi permette di combinare i diversi linguaggi in maniera più armonica. Tutto ciò lo faccio anche da un punto di vista pedagogico, attraverso un metodo puro che agisce in un’unica materia musicale”.
La materia della classica della Chigiana che si fonde con i suoni di Siena Jazz, le due realtà in cui da tempo opera Stefano Battaglia. “E’ un dialogo avviato da qualche decennio quello tra la classica e il jazz alla Chigiana e adesso sarebbe tempo di una “piccola rivoluzione”, specie nella comunicazione abbattendo finalmente quelle barriere residue che esistono tra le varie comunità musicali. Io ho sempre avuto il piede in due scarpe e ho cercato la sintesi tra questi due mondi come esigenza profonda e naturale. Il mio Ensemble Tabula Rasa nasce proprio come patto d’amicizia e di unione tra le due realtà che sposano la stessa filosofia, la necessità di recuperare l’unità”. La musica di Battaglia vuole recuperare anche la poesia civile di Pier Paolo Pasolini, al quale con il bassista tedesco Manfred Eicher aveva già dedicato un disco vent’anni fa, Re Pasolini, e ora con la cantante Elsa Martin ha pubblicato l’album Lyra. “Per rappresentare la sua poetica e la sua personalità multiforme con Eicher, che mi stupì per il suo coinvolgimento e la conoscenza della cinematografia pasoliniana, facemmo 4 registrazioni con 4 gruppi diversi e alla fine uscì il doppio album Re Pasolini. Adesso in Lyra ho selezionato le sue poesie in friulano per entrare in una zona metalinguistica, che va oltre la grammatica, la sintassi e la poetica artistica di Pasolini, per diventare materia più volatile e più vicina all’espressione della musica. La voce di Elsa Martin con la sua friulanità vocale per nascita e appartenenza mi ha fatto da guida in questo disco che ritengo molto prezioso”. Ma la produzione di Battaglia si impreziosisce ancora di più con i tre dischi raccolti nell’altro album Kum! prodotto dalla neonata etichetta Centripeta. Kum! all’ascolto fa pensare a un viaggio esoterico e spirituale quanto Pastorale, il progetto (del 2010) di Battaglia in duo con il percussionista Michele Rabbia.
“Per me la musica è un momento di ricerca ed esplorazione e non c’è dubbio che cerco sempre qualcosa di divino dentro ad ogni percorso. Trovo che in fondo l’esercizio del musicista è una pratica religiosa, la ritualità dell’esercizio stimola il muscolo della creatività. Lo strumento poi esige un corpo sempre in perfetta forma fisica e spirituale e quindi la vita del musicista puro dovrebbe tendere quasi al monachesimo. Io sono molto attratto dai monaci e negli anni ho coltivato l’amicizia con il priore Enzo Bianchi andando ospite, quando c’era ancora lui, nella comunità di Bose”. Tornando a Kum! tutti gli strumenti dell’orchestra si riunisco attorno al pianoforte di Battaglia in un viaggio scandito da una particolare tripartizione.
“Kum! è un viaggio dantesco. La tripartizione è legata al concetto di improvvisazione miracolosa che nel primo disco si esplicita nella resurrezione di Lazzaro per mano di Gesù. La mia percezione è che chi ama la musica riconosce sempre quando accade qualcosa di inspiegabile dalla mente umana. Il secondo disco, Qawm, risente delle influenze delle armonie e dei suoni delle civiltà mediorientali. Infine, nel terzo disco Goum ho trovato un “equilibrio triangolare”: la grafica mistica che si combina grazie a due strumenti alla base e il solista posto al vertice che è responsabile e cerimoniere umile della preghiera”. Un lavoro estremamente complesso, quanto affascinante che viene realizzato in quel laboratorio permanente che è la Chigiana.
“Nel suo auditorium una volta l’anno mi ritrovo con l’ensemble Tabula Rasa che cambia continuamente e si avvale di ingressi di giovani musicisti che selezioniamo tra l’ autunno e l’inverno. A primavera porto personalmente la musica e quei materiali scritti e pronti per la fase di esecuzione. I musicisti? Sono dei talenti creativi e ogni stagione è straordinaria la fusione tra gli improvvisatori del jazz e gli strumentisti presi dal serbatoio classico chigiano”. Battaglia nei prossimi mesi esce ancora con la riproposta del doppio disco live del 2011 Musica salva “registrato con Stefano Onerio che da 30 anni è il mio tecnico del suono”, sottolinea dalla Turchia dove è impegnato con il sassofonista Tamer Tamel in un progetto di musica estremamente solidale.
“La produzione 2024 dell’Ensemble Tabula Rasa - Una terra due popoli- sarebbe dovuta diventare un inno di pace e un urlo di dolore, un necessario appello alla giustizia umanitaria e ai diritti civili, un manifesto di condivisione, compassione e inclusione. Simbolicamente avevo scritto musica per due solisti, uno di cultura araba ed uno di cultura ebraica. Purtroppo, il musicista ebreo, dopo un iniziale entusiasmo responsabile, ha infine scelto di non partecipare per timore di essere strumentalizzato mediaticamente ed equivocato da una certa parte della sua comunità. La delusione è stata grande ma mi ha ulteriormente aperto gli occhi su ciò che è oggi Israele e la relazione non scontata tra i valori dell’umanesimo, il concetto di libertà e ciò che sono le “nuove democrazie”. Il concerto ha comunque avuto il privilegio di accogliere Harry Lambrakis, il virtuoso di ney grande interprete e improvvisatore di musiche di derivazione ottomana, il cui contributo è invece ormai una preziosa consuetudine per Tabula Rasa Ensemble, sin da Kum!”
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