Cosa racconta "Familia", il film candidato agli Oscar per l'Italia

È "Familia" di Francesco Costabile il film candidato dall’Italia agli Oscar. Una vera storia di violenza domestica: ecco cosa aveva scritto "Avvenire" al momento della sua usci
September 22, 2025
Cosa racconta "Familia", il film candidato agli Oscar per l'Italia
Ansa | Una foto di scena del film "Familia" di Francesco Costabile, candidato italiano agli Oscar
È Familia di Francesco Costabile, il film candidato dall’Italia agli Oscar (a Los Angeles il 15 marzo 2026) nella categoria del film internazionale. Familia concorrerà così per la shortlist che includerà i 15 migliori film selezionati dall’Academy e che sarà resa nota il 16 dicembre. Una vera storia di violenza domestica: ecco cosa aveva scritto "Avvenire" al momento della sua uscita in sala
Amore e rabbia, dolore e manipolazione, morte e rinascita. Arriva nelle sale distribuito da Medusa Familia, opera seconda di Francesco Costabile che, in concorso nella sezione Orizzonti dell’ultima Mostra di Venezia, è valso il premio come miglior attore al giovane Francesco Gheghi. Tratto dal romanzo autobiografico di Luigi Celeste, Non sarà sempre così, scritto durante gli anni trascorsi nel carcere di Bollate per l’omicidio del padre, il film interpretato anche da Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Francesco De Lucia e Tecla Insolia, è una storia di violenza domestica e sociale che vede protagonista un ventenne, Luigi, sua madre Licia e suo fratello Alessandro. Da quasi dieci anni non vedono Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza di Licia un inferno di paura e prevaricazione. Alla ricerca di un senso di appartenenza e di identità, Luigi si unisce a un gruppo di estrema destra, dove respira ancora rabbia e sopraffazione e quando un giorno Franco torna a casa reclamando con prepotenza la sua famiglia, pronto a nuove violenze, Luigi lo uccide per liberare se stesso, la madre e il fratello da una inesorabile condanna. "La violenza domestica e quella di genere - dice Costabile, che con Una femmina due anni fa si era fatto apprezzare alla Berlinale - è un fatto trasversale, esiste in tutti i Paesi, in tutte le culture, in tutti i contesti sociali. Le storie di famiglia e quelle corali che raccontano i grandi conflitti emotivi mi hanno sempre appassionato e istintivamente attratto. Del racconto di Luigi Celeste mi ha colpito la soggettività dello sguardo che sottrae questa storia alla cronaca. Sono dunque entrato nella complessità di un racconto per restituire le dinamiche relazionali e psicologiche all’interno di contesti violenti e famiglie, come quella dei Celeste, in cui agisce una manipolazione estrema. Abbiamo approfondito la nostra ricerca nei centri antiviolenza incontrando molte donne, ascoltando molte storie. E sebbene ogni film sia il frutto di una trasfigurazione, non c’è una scena di Familia che non sia realmente accaduta". All’incontro tenutosi alla Casa Internazionale delle Donne a Roma, Giulia Minoli e Celeste Costantino, presidente e vicepresidente dell’Associazione "Una nessuna centomila", hanno sottolineato l’importanza di considerare la violenza non come emergenza, ma fenomeno strutturale. "È necessario un approccio di sistema per andare alla radice del problema. Nella raccolta fondi per i centri antiviolenza abbiamo utilizzato il cinema come strumento per sensibilizzare su queste tematiche. Familia ha contribuito fortemente al dibattito sul tema perché nel film abbiamo trovato tutta la complessità di quello che gira intorno a vittime e carnefici in un’epoca di grande banalizzazione, anche da parte del servizio pubblico. Il nostro obiettivo è infatti quello di accendere i riflettori anche sulle donne che ce l’hanno fatta, sui percorsi per uscire dalla spirale di violenza fisica, psicologica ed economica, ispirati a modelli di filantropia europei".

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