martedì 14 aprile 2020
Oggi i restauri sono bloccati dal Covid-19. Ma il cappellano padre Hénry de Villefranche anticipa il nuovo percorso di visita
Notre-Dame de Paris oggi, a un anno dall'incendio

Notre-Dame de Paris oggi, a un anno dall'incendio

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Il tempo sembra essersi fermato nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, danneggiata ma salva. A un anno di distanza dall'incendio che ha inghiottito la chiesa gotica, una gru campeggia ancora davanti alla struttura, avvolta in numerose impalcature. Tutto è cambiato intorno alle 18.50 del 15 aprile 2019 quando le fiamme sono divampate nel sottotetto, probabilmente a causa dei lavori di restauro. E poi le immagini dell'incendio, spento solo dopo molte ore, la guglia in legno di Viollet-le-Duc che crolla sul tetto della cattedrale sfondadolo, ma le due torri salve, come pure la corona di spine e la tunica di San Luigi. L'anniversario arriva in piena emergenza coronavirus con le misure di contenimento del contagio che rendono le operazioni di ricostruzione e restauro più complesse. Ora, la cattedrale simbolo di Parigi e della cristianità in Europa si erge contro la pandemia. Una speranza si è accesa infatti in occasione del Venerdì Santo, quando l'arcivescovo della capitale francese, Michel Aupetit, ha tenuto una funzione speciale. Al centro della venerazione proprio la Corona di spine. Aupetit durante sotto i resti anneriti del soffitto di pietra a volta, ha ricordato: «Siamo in questa cattedrale metà distrutta a testimonianza che la vita è ancora qui«» . Un messaggio quanto mai attuale.

«Il cardinale Lustiger aveva scelto che Notre–Dame fosse un luogo di intenso legame fra il culto e la cultura. Anche la cultura è un mezzo di evangelizzazione. E Notre-Dame risorgerà parlando ai contemporanei». Padre Hénry de Villefranche, cappellano di Notre–Dame e insegnante presso la sua Facoltà, non ha mai perso la positività neanche quando un anno fa lo vedevamo fare la spola tra le autorità e la stampa di tutto il mondo accalcata di fronte alla cattedrale ancora fumante. Oggi lo risentiamo per farci raccontare la situazione.

Padre Hénry, come avete vissuto la seconda Settimana Santa fuori da Notre–Dame, ai tempi del Coronavirus?

Dallo scorso settembre le nostre funzioni sono state trasferite presso la chiesa di Saint–Germain–l’Auxerrois, che era la parrocchia dei re di Francia, da dove ogni sera la messa dell'arcivescovo alle 18.15 viene trasmessa in streaming e in tv. Il problema terribile è che non si possono fare i funerali per tutti questi defunti.

Lo stato dei lavori a Notre–Dame a che punto è?

La cattedrale è di proprietà dello Stato francese, che si occupa di ricostruire i muri e la struttura. L'Arcidiocesi di Parigi si occupa invece dell’interno. Il Presidente Macron ha dato una forte spinta per finire i lavori in 5 anni, affidando la ricostruzione all'Etablissement public, che può agire velocemente superando la burocrazia. Il problema della staticità della cattedrale sussiste: finché non tolgono le impalcature gli esperti non possono dire niente, anche se sono ottimisti. Questa istituzione pubblica, presieduta dal generale Jean–Louis Georgelin, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, è formata da 40 persone, fra cui un rappresentante dell'arcivescovo, ed è in dialogo con le nostre commissioni. Per lo Stato Notre–Dame è molto importante anche per il turismo.

Quando è entrato lei per l’ultima volta a Notre–Dame?

Abbiamo commissionato un nuovo altare, perché è l’unico oggetto andato distrutto, le altre cose sono al loro posto. Quando sono entrato per l’ultima volta un mese fa, prima della chiusura causa Covid-19, che tristezza. Non avevo notato come i muri fossero così sporchi da anni: ora che abbiamo cominciato a pulire, sono riemersi dei colori vividi. Sei mesi prima dell’incendio una pietra era caduta nel centro della navata. Notre–Dame aveva bisogno di un restauro da tempo, ma non avevamo soldi né progetti: ora possiamo fare molto meglio.

L'Arcidiocesi di Parigi come pensa di intervenire?

Noi siamo impegnati a riparare l’interno per ricominciare il culto e anche la visita della cattedrale. Secondo una legge del 1905, la messa è un atto di culto per i cristiani, per la Francia è anche un atto culturale. A Notre–Dame c’erano cinque messe al giorno nel centro della navata, ma i visitatori potevano accedere sempre per le visite, girando attorno. C’erano molti cattolici alla messa, ma anche un migliaio di persone sedute per ascoltare anche solo per la musica, mentre altre due o tremila facevano il giro e sentivano la predica. Io pensavo che dovevo parlare di Dio anche per gli altri e vedevo che la gente di tutto il mondo si fermava per ascoltare. Noi siamo testimoni di Cristo per tutti gli uomini che sono figli di Dio.

Come pensate quindi di coinvolgere in futuro i visitatori?

Con l’aiuto dello Stato attrezzeremo i vicini edifici della prefettura che ora se ne va, e dell’ ospedale che è vuoto, per la preparazione alla visita. Vogliamo dare un approccio contemporaneo a Notre–Dame, a partire dall’entrata che porremo nel centro, sotto il portale del Giudizio: senza le sedie, chi entra vedrà l’altare, l’ampiezza della navata, la Pietà, la Croce d’oro. Vogliamo che la gente faccia un incontro stupendo, che si fermi un momento per prendere la misura della casa di Dio.

E per quello che riguarda le cappelle laterali?

Faremo il giro dalle cappelle della navata Nord, dove verranno evocati i grandi momenti della Bibbia: la Creazione, la liberazione dall’Egitto, la Sapienza. Poi intorno al coro, porremo al centro la reliquia della Corona di spine perché vogliamo fare una preparazione al Vangelo. Nelle cappelle del fondo, quindi, ripercorreremo in modo contemporaneo la Passione, morte e Resurrezione di Gesù. Sarà l’evocazione dei grandi momenti della storia della salvezza. Nella navata sud vedremo i frutti dell’opera di Cristo: le missioni, la preghiera, la cura dei poveri. Nella navata centrale porremo i quattordici grandi quadri in smalto, di cinque metri per tre, sugli Atti degli Apostoli risalenti al ‘600 che stavano in fondo alle cappelle e che non si vedevano.

Le strutture interne invece come saranno?

La cattedrale si rifarà esattamente come era, anche l’interno in legno, grazie a una accurata ricostruzione in 3D che era stata fatta con le misure precise poco prima. Occorre creare un copertura pesante perché i muri stiano in piedi.

E la guglia?

La guglia non è ancora decisa, ma sarà impossibile fare una cosa molto diversa da quella che c’era. Il Presidente Macron aveva proposto di creare una struttura contemporanea. Ma non si farà su Notre–Dame, bensì all’esterno, sulla piazza.

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