martedì 22 febbraio 2022
Il Presidente del gruppo Rtl 102.5, la radio più ascoltata d'Italia, parla del successo del forum dei giovani di Radio Zeta con ospite don Luigi Epicoco e traccia gli scenari dell'e emittenti.
Lorenzo Suraci, dal 1987 Presidente di Rtl 102.5

Lorenzo Suraci, dal 1987 Presidente di Rtl 102.5

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Quello che don Luigi Epicoco non è riuscito a dire a padre Massimo (alias Raoul Bova, protagonista della nuova serie di Rai 1 Don Matteo) sul palco del Festival di Sanremo – diciamo per “problemi tecnici” – , lo ha fatto dalle colonne di Avvenire e l’8 febbraio sulle frequenze di Rtl 102.5. Poi domenica scorsa ha fatto seguito alle sue riflessioni di fine teologo e filosofo nel “forum giovanile” – andato in onda su Radio Zeta – sollecitato dagli speaker e stimolato dalle domande degli ascoltatori del programma Destinazione Zeta. «Perché Radio Zeta, che ho rilevato come la radio del liscio e della musica da balera, ora è diventata l’emittente punto di riferimento della “Generazione Z”», spiega con orgoglio ed entusiasmo jovanottiano Lorenzo Suraci.

L'ascesa di Suraci, il ragazzo di Calabria

Un settantenne, ma alla Gianni Morandi, sta andando sempre più forte. Infatti l’ex ragazzo di Calabria (è nato a Vibo Valentia), dai 19 anni trapiantato a Bergamo («e sono anche un tifoso sfegatato dell’Atalanta»), dal 1987 è il presidente del gruppo radiofonico più ascoltato d’Italia. Media giornaliera di 7 milioni di radioascoltatori solo per Rtl. 102.5, «la radio ammiraglia della “very normal people”, che da quarant’anni dà da mangiare a tutto il gruppo (circa 250-300 dipendenti) – spiega patron Suraci – . Approfondimenti, molta musica, specie quella italiana, dei giovani e dei vecchi cantautori, questi ultimi miei amici fin dai tempi in cui ho cominciato come impresario, mestiere che ho continuato a fare fino al lancio dei Modà». Un paio di milioni di ascoltatori poi si sintonizzano quotidianamente su Radio Zeta e sulle onde dell’ultima entrata del gruppo: «Radiofreccia, la radio a tutto rock, concepita con il beneplacito di Luciano Ligabue, artefice di quella che era la sua radio libera di Correggio e dell’omonimo film da regista. E poi, ci sono i sei nuovi canali digitali».

Il forum della Generazione Z con don Luigi Epicoco

E mentre don Epicoco risponde ai ragazzi su quesiti spinosi come il rapporto “fede e tecnologia”, su “amore e sessualità” o la possibilità di “estendere alle donne il sacerdozio”, con Suraci ripercorriamo quarant’anni di questa avvincente avventura radiofonica, cominciata nei locali di una discoteca della bergamasca, il mitico “Capriccio” di Apricene. Rtl è nata per pubblicizzare la discoteca che gestivo da ragazzo, e sottolineo: lo facevo con lo spirito del buon padrone di casa. Il giovane veniva da noi sapendo che pagava il biglietto per divertirsi e per ballare e non certo per strafarsi di sostanze o scatenare risse mortali, come purtroppo accade sempre più spesso in questi giorni... Con 140 milioni di vecchie lire, rilevai la radio da un signore rimasto vedovo e in poco tempo, grazie alla legge Mammì, la resi emittente nazionale. La radio ci mise un po’ ad ingranare, ma gli spot funzionavano eccome: al sabato iniziarono ad arrivare pullman di giovani da Bari, come dalla Calabria». Il rito laico della febbre del sabato sera non ha mai intaccato l’etica del lavoro, della crescita progressiva, «facendo sempre il passo secondo la gamba», e ancor meno la fede cristiana del presidente. «Provengo da una famiglia calabrese in cui il perno centrale è stato mio zio, don Pasquale Suraci. Un grande studioso, un insegnante che aveva la sua parrocchia a Scilla, ma si muoveva costantemente sulla tratta ferroviaria Reggio Calabria- Roma per tenere relazioni, ed essere utile a chiunque della nostra comunità avesse richiesto il suo aiuto... Il 24 dicembre ho sempre fatto celebrare la Santa Messa nella discoteca e questa tradizione l’ho portata anche in radio. Don Epicoco è l’ultimo prete che entra a far parte della nostra famiglia. Don Mazzi ogni giorno regala ai nostri radioascoltatori delle pillole da un minuto di saggezza cristiana. E così fa anche don Dario Viganò. Appena papa Francesco salì al soglio pontificio è stato don Viganò a raccontarci la giornata tipo del Santo Padre e lo ha fatto con la semplicità e la conoscenza di anni di amicizia. Questi sono racconti che affascinano i radioascoltatori fidelizzati di Rtl 102.5». Adesso è il tempo dei racconti e del dialogo con i giovani, che sono assetati di risposte alle loro continue domande. E Suraci, da vent’anni in qua, al cambiamento del linguaggio apportato dalla generazione digitale ha risposto con la “radiovisione”. «Siamo stati i primi in Italia a trasmettere la radio in video, 24 ore su 24. Non ci siamo inventati nulla per carità, abbiamo solo ripreso ciò che la Rai faceva con la radio prima di concentrarsi esclusivamente sul piccolo schermo, abbandonando di fatto l’emittente radiofonica. Ora, sull’esperienza delle dirette televisive di Rtl ci sta venendo dietro, e non pecco di presunzione affermando che siamo diventati un modello un po’ per tutti.

La grande resistenza della radiovisione

La radiovisione conferma la forza della cultura di chi sa intrattenere il pubblico con la sola risorsa della voce. E questa voce, sta dimostrando che non solo è al passo con la tecnologia e la società iperconnessa, ma sa reggere agli attacchi dei grandi “nemici” della radio. Come Spotify, che non ha a cuore il futuro del patrimonio culturale della musica, o Netflix che a più riprese ha trasmesso il messaggio che la radio è morta come strategia commerciale di comunicazione e che a contare ormai è solo la piattaforma. Niente di più falso. Il grande seguito per Destinazione Zeta con don Luigi Epicoco ci dice che il nostro linguaggio è riconosciuto e riconoscibile dalle nuove generazioni, e questo dà l’idea di quanta strada abbiamo ancora davanti». Nonostante la pandemia e gli introiti persi dall’intero comparto radiofonico (stimabili intorno al -30%) la radiovisione ha permesso al gruppo di Suraci di restare tranquillamente a galla. «Non lo nascondo, abbiamo stretto la cinghia e fatto degli investimenti mirati. Oggi la concorrenza si è allargata e la fetta della torta è sempre più stretta, perciò il pezzo migliore tocca a chi sa lavorare bene e meglio. In radio c’è una regola fondamentale: vince chi riesce ad arrivare alle orecchie e nello stesso istante al cuore della gente. Noi lo facciamo da sempre, con la buona musica e con i contenuti intelligenti delle trasmissioni, calibrate ad hoc per ogni tipo di pubblico». Un lavoro certosino, da artigiano dell’etere qual è Suraci, il quale sulla scia del primo network televisivo di Silvio Berlusconi ha creato il brand delle isofrequenze, e, proprio come Mediaset, ha messo in piedi un sistema di raccolta pubblicitaria interno al gruppo radiofonico. «La nostra società pubblicitaria è stata la svolta che ci ha permesso di diventare grandi, pur restando sempre radiofonici e quindi i pesci piccoli del sistema mediatico. Da subito se ne è occupato mio fratello Virgilio: era ancora uno studente universitario quando di fatto divenne l’uomo della pubblicità e il nostro storico amministratore delegato». Un fratello e due figli, certificano che Rtl 102.5 era, è e rimarrà un’azienda di famiglia, in cui il suo grande capo non ha mai rinunciato alla prima passione, quella del talent scout. «Ascolto tutti i cento provini al giorno che arrivano in redazione – nelle sedi di Roma o a Milano – . Lo faccio consapevole che la bellezza del mio mestiere risiede da sempre nella curiosità di scovare ciò che potrebbe piacere o interessare al pubblico di ogni età.

Talent scout per sempre

La fortuna, sta nel selezionare nell’arco di una stagione almeno un paio di artisti, degni di tal nome ». E a proposito di artisti, nel dibattito tra don Epicoco e i giovani di Radio Zeta è riemerso il caso dell’auto-battesimo di Achille Lauro sul palco di Sanremo. «Cosa ne penso? Mi trovo d’accordo con l’analisi di don Epicoco, specie quando dice: “Se la performance prende il sopravvento sulla musica forse non è più musica, ma altro” – conclude Suraci –. Posso assicurare che la nostra cultura italica sopravviverà nei secoli grazie a tre ingredienti imprescindibili: gli spaghetti, la pizza e non ultima la buona musica, specie se a trasmetterla sarà ancora la radio».

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