mercoledì 30 novembre 2022
In quest’epoca di crisi e di contraddizioni profonde la Chiesa deve saper ritrovare vitalità spirituale e fornire risposte agli smarrimenti esistenziali
Tomáš Halík

Tomáš Halík - Epa/Facundo Arrizabalaga

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«La Chiesa può isolarsi sempre più o andare verso una nuova epoca, pomeridiana e matura». Tomáš Halík, teologo ordinato clandestinamente prete a Praga durante il regime comunista, e uno dei consiglieri di Vaclav Havel, esce con un libro in cui tratteggia una riforma della Chiesa che la veda interlocutrice della cultura e della società del nostro tempo. Pomeriggio del cristianesimo (Vita e Pensiero, pagine 280 euro 18), di cui anticipiamo un brano, è stato presentato ieri a Milano. Questa sera l’autore sarà a Firenze e venerdì a Roma all’istituto Giovanni Paolo II con Sequeri e Armando Matteo.

«Questo tempo non è soltanto un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca» afferma papa Francesco. Cambiano anche le forme della religione e il loro ruolo nelle singole società e culture. La secolarizzazione non ha causato la fine della religione, ma il suo cambiamento. Mentre alcune forme di religione sono attraversate da forti scosse, altre sono talmente vitali da essere fuoriuscite dai loro precedenti confini. Le istituzioni religiose tradizionali hanno perso il monopolio sulla religiosità. La globalizzazione, giunta al suo culmine, si scontra con alcune resistenze: prendono forza manifestazioni di populismo, nazionalismo e fondamentalismo. Il nostro mondo è sempre più interconnesso e allo stesso tempo diviso. La comunità mondiale dei cristiani non è unita; oggi, tuttavia, le differenze più grandi non sono fra Chiesa e Chiesa, bensì all’interno di ciascuna. Differenze nelle dottrine, nelle posizioni religiose e politiche hanno spesso radici nascoste in stratificazioni profonde della vita psicologica e spirituale degli individui. A volte persone che nello stesso banco in chiesa professano lo stesso credo hanno idee di Dio molto differenti. Fra i cambiamenti dell’odierna scena spirituale rientra anche la caduta del muro fra “credenti” e “non credenti”: minoranze rumorose di credenti dogmatici e di atei militanti si spostano ai margini, mentre cresce il numero di coloro nei cui pensieri e nei cui cuori fede (nel senso di “convinzione originaria”) e incredulità (nel senso di scetticismo dubbioso) si mescolano. Ho finito di scrivere questo libro nel corso della pandemia da Coronavirus: ogni giorno intorno a me moltissimi malati morivano in ospedali stracolmi e tante persone ancora in vita e in salute affrontavano problemi di sussistenza. Anche questa esperienza ha scosso il nostro mondo: alla perdurante crisi delle tradizionali certezze religiose si è aggiunta la crisi delle tradizionali certezze della secolarizzazione, in primo luogo della fede nel dominio assoluto dell’uomo sulla natura e sul proprio destino. Lo stato attuale della Chiesa cattolica ricorda per molti aspetti la situazione immediatamente precedente alla Riforma. Quando sono venuti alla luce i molti, inconcepibili casi di abusi sessuali e psicologici, questo ha scosso la credibilità della Chiesa e aperto una serie di questioni riguardanti l’intero sistema ecclesiastico. Chiuse e vuote, le chiese durante la pandemia mi sono apparse come un ammonimento profetico: presto sarà questo lo stato della Chiesa, se non affronterà il cambiamento. Una certa ispirazione può essere offerta dalla “riforma cattolica” condotta da mistici coraggiosi quali furono Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e molti altri che, attraverso la loro originale esperienza spirituale, hanno arricchito tanto la riflessione teologica sulla fede quanto la forma visibile e la prassi della Chiesa. I più recenti tentativi di riforma non possono limitarsi a cambiare alcune strutture istituzionali e qualche paragrafo del catechismo, del codice di diritto canonico e dei testi di morale. La fecondità e la futura vitalità della Chiesa dipendono dal rinnovamento del rapporto con la dimensione spirituale ed esistenziale profonda della fede. Ritengo la crisi attuale un crocevia, nel quale si apre la possibilità di giungere a un’epoca nuova, “pomeridiana” della storia del cristianesimo. Un cristianesimo scosso può – proprio grazie alla sua esperienza del dolore – sviluppare, come un medico ferito, il potenziale terapeutico della fede. Se le Chiese resisteranno alla tentazione dell’egocentrismo, del narcisismo collettivo, del clericalismo, dell’isolazionismo e del provincialismo, potranno contribuire a un ecumenismo più ampio e profondo. Nel nuovo ecumenismo è in gioco più della mera unità dei cristiani: il rinnovamento della fede può essere un passo verso quella “fratellanza universale” che è il grande tema del pontificato di papa Francesco. Può aiutare la famiglia umana a prendere una direzione non di scontro di civiltà, ma di creazione della civitas oecumenica – una cultura di comunicazione, condivisione e rispetto delle diversità. Nel corso della storia Dio si mostra nella fede, nell’amore e nella speranza degli uomini, anche di quegli uomini che si trovano ai margini delle Chiese e al di fuori dei loro confini visibili. La ricerca di Dio in tutte le cose e in tutte le situazioni della storia libera la nostra vita dall’autoreferenzialità monologica e la trasforma in apertura dialogica. In questo vedo un segno dei tempi e una luce di speranza anche in un’epoca difficile. Questo libro vuole essere al servizio di tale speranza.

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