mercoledì 25 novembre 2020
Il grande campione aveva da poco subito un intervento chirurgico ed era nella sua casa di Tigre, vicino a Buenos Aires. Lutto nazionale per tre giorni in Argentina
Maradona è morto all'età di 60 anni

Maradona è morto all'età di 60 anni - Ansa

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È morto all'età di 60 anni Diego Armando Maradona. Lo ha riferito per primo intorno alle 18 ore italiane la stampa argentina on line, secondo cui il Pibe de Oro ha subìto un arresto cardiorespiratorio nella casa di Tigre, nei pressi di Buenos Aires, dove si era stabilito dopo un'operazione chirurgica alla testa.

Aveva compiuto 60 anni il 30 ottobre scorso.

Maradona con papa Francesco il 4 settembre 2014

Maradona con papa Francesco il 4 settembre 2014 - Ansa / Osservatore Romano

La carriera​

Diego Armando Maradona, il campione della gente come definì se stesso nella sua autobiografia, ha cominciato a vincere molto presto, a livello giovanile con le 'cebollitas' dell'Argentinos Juniors. Furono infatti i talent scout di questo club i primi ad accorgersi per primi dell'immenso talento di quel bambino del barrio di Villa Fiorito.

Con la nazionale dell'Argentina ha vinto il Mondiale di Messico 1986, di cui fu il protagonista assoluto, e quello under 20 nel 1979 in Giappone. Con il Boca Juniors, sua squadra del cuore, ha vinto un titolo argentino nel 1981.

Trasferitosi in Europa a 21 anni, con il Barcellona ha vinto la Coppa del Re e la Supercoppa di Spagna nel 1983. Poi Napoli. In maglia azzurra ha vinto 2 scudetti ('86-'87 e '89-'90), una Coppa Italia ('86-'87), una Coppa Uefa ('88-'89), una Supercoppa Italiana ('90). A livello di club ha giocato anche, senza vincere trofei, nel Siviglia e nel Newell's Old Boys (solo 3 apparizioni).

In tutto, in venti anni di carriera dal 1976-'77 al 1995-'96, ha messo insieme 483 presenze in match ufficiali e ha segnato 255 reti. 91 presenze e 24 reti è invece il suo 'scorè nella nazionale dell'Argentina. La Fifa gli ha assegnato, a pari merito con Pelé, il premio di Miglior calciatore del XX Secolo. Nel 1995 gli è stato assegnato da France Football il Pallone d'Oro alla carriera.

Maradona a Napoli nel 2013, durante una conferenza stampa

Maradona a Napoli nel 2013, durante una conferenza stampa - Fotogramma

Le reazioni​

Il governo argentino ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Innumerevoli le attestazioni di dolore per la scompara di uno dei più dotati campioni di tutti i tempi. E la Uefa ha annunciato un minuto di silenzio per la morte di Diego Armando Maradona oggi e domani nelle partite di Champions ed Europa League. Il Napoli è in lutto. Il club campano sui propri profili social ha cambiato il colore del logo, dal classico azzurro a nero, con la N di Napoli in bianco.

Da Twitter

"Che notizia triste. Perdo una grande amico e il mondo perde una leggenda". Pelé ricorda così Diego Maradona scomparso oggi all'età di 60 anni. "Possa ora Dio dare forza ai membri della famiglia. Un giorno, spero che potremo giocare a pallone insieme in cielo", aggiunge su Twitter il tre volte campione del mondo.

"È una notizia che mi ha sconvolto, mi piange il cuore. È una leggenda, un mito, uno deipiù grandi della storia del calcio o, possiamo dirlo, il più grande di tutti". Un commosso Franco Baresi fatica a trovare le parole dopo la morte di Maradona, suo avversario di epiche sfide fra Milan e Napoli negli anni '80. "Ci ha fatto soffrire, ci ha fatto un sacco di gol - ricorda l'ex capitano rossonero, oggi vicepresidente onorario -. A volte gli si faceva fallo, lui prendeva le botte ma senza mai lamentarsi. In campo era leale. Era amato dai suoi compagni, perché non faceva pesare la sua grandezza, e dalla gente, che andava allo stadio per le emozioni che regalava".

"Di gran lunga il più grande giocatore della mia generazione e, verosimilmente, il più grande di tutti i tempi": Gary Linker, leggenda del calcio inglese che di Diego Maradona fu avversario nella celeberrima sfida con l'Argentina dei mondiali del 1986 segnata dal gol che il Pibe de Oro accreditò alla 'mano de Dios', come in una rivincita della ferita della guerra della Falkland-Malvinas, s'inchina all'uomo che per i sudditi di Sua Maestà è rimasto a lungo un nemico sportivo. E invoca anche lui la mano divina, ma con un senso oggi diverso, definitivo: "Spero che dopo una vita benedetta, ma travagliata - twitta commosso - egli trovi finalmente conforto nelle mani di Dio".

Il murale a Napoli dedicato a Maradona, a San Giovanni al Teduccio

Il murale a Napoli dedicato a Maradona, a San Giovanni al Teduccio - Ansa

"Non era solo un giocatore, era lo spirito del Napoli. Maradona è stato tanto per Napoli e per il Napoli. Io sono napoletano e come tutti i napoletani piangiamo e basta - dice Corrado Ferlaino, presidente del Napoli degli scudetti - Maradona ha dato tanto a Napoli ed anche a me".

E "Napoli piange Maradona". È la scritta che compare sui manifesti funebri che sono subito comparsi per le strade dei Quartieri Spagnoli, nel centro di Napoli. Nello slargo dove è ospitato lo storico murales dedicato a Diego, in via Emanuele De Deo, sono stati posizionati in circolo decine di lumini rossi. Nella piazzetta si sono radunati molti tifosi tifosi, tra bandiere e magliette del Napoli e dell'Argentina e tanti ricordi del Pibe.

L'epopea del Napoli​ (e i guai) del pibe de oro​

Il 10 maggio 1987 Diego Armando Maradona e i suoi compagni festeggiano allo stadio San Paolo al termine della partita contro la Fiorentina il primo scudetto della storia del Napoli

Il 10 maggio 1987 Diego Armando Maradona e i suoi compagni festeggiano allo stadio San Paolo al termine della partita contro la Fiorentina il primo scudetto della storia del Napoli - Ansa

Accolto come una grande star, con lo stadio San Paolo di Napoli pieno all'inverosimile. In ottantamila, accorsi per vedere i primi passi sul manto erboso del campione argentino. Diego Armando Maradona quel 5 luglio 1984 ricambia il grande calore regalando le soddisfazioni più grandi ai tifosi e non solo.

Il primo campionato con "el pibe de oro" si chiude senza grandi clamori, con una posizione di centro classifica che nell'anno successivo diviene terzo posto.

Ma è nel campionato 1986-87, con Ottavio Bianchi allenatore, che Diego Armando Maradona diventa un idolo indiscusso e conquista per sempre il cuore dei napoletano portando il primo scudetto sulla maglia azzurra. E regala anche la vittoria contro la Juventus che mancava da ben 32 anni.

I successi continuano con 13 vittorie su 13 nelle gare per la Coppa Italia, che il Napoli vince per la terza volta nella sua storia grazie al suo numero 10. Fino a quel momento portare a casa scudetto e coppa nella stessa stagione era considerata un impresa appannaggio del Grande Torino e della Juventus.

Maradona accompagna il Napoli per la prima volta in Coppa dei Campioni, ma le partite di andata e ritorno con il Real Madrid spezzando i sogni dei napoletani, che però perdonano tutto al loro campione, capocannoniere con 15 reti nel 1988. Il campionato si conclude con un secondo posto, dopo una stagione di vertice fino alle ultime partite. Nel campionato successivo ancora un secondo posto, la finale di Coppa Italia e la Coppa Uefa. Nel 1989 finisce anche il sodalizio con l'allenatore Bianchi, anche se nel campionato 1989/90 arriva il secondo scudetto. Arriva Albertino Bigon, dopo un'estate travagliata, con il Pibe de oro sul punto di passare ai francesi dell'Olympique Marsiglia e il presidente Corrado Ferlaino che riesce a bloccare la trattativa.

Comincia però l'ultima fase dell'esperienza napoletana di Maradona, che pure vince la Supercoppa, strappandola alla Juventus.

Maradona idolo dei tifosi napoletani

Maradona idolo dei tifosi napoletani - Ansa

Dietro la facciata dorata di successi, ovazioni del pubblico, celebrazioni della stampa, le traversie di un uomo sopra le righe. Le accuse di un pentito per l'amicizia con i Giuliano di Forcella, il controllo antidoping del 17 marzo 1991 in cui risultò positivo alla cocaina che pose fine all'esperienza in Italia chiusero la parabola del giocatore. Diego Armando Maradona tornò in campo, ma con il Siviglia dopo aver scontato un anno e mezzo di squalifica, nel 1992.

Maradona tornò a Napoli solo dopo 14 anni, per la partita d'addio al calcio di Ciro Ferrara, ancora una volta accolto dalle ovazioni del San Paolo. Ma Napoli e i napoletani non lo dimenticarono mai, e ogni suo successivo ritorno in città, fu accolto con entusiasmo.

I suoi guai con il fisco, iniziati nel 1989, le sue amicizie pericolose, il mondo della droga, la sua relazione con Cristiana Sinagra dalla quale nacque Diego Jr, riconosciuto solo nel 2007, nulla di tutto questo scalfì l'adorazione di Napoli. Ancora oggi, in un notobar di via Tribunali in una edicola è esposto un suo capello, tra "santini" con il suo volto. Nessuno dimentica la follia spontanea della città in festa, con le tavolate di spaghetti, gli abbracci e i caroselli di auto con clacson impazziti nella notte del primo scudetto. "Che vi siete persi", scrissero i napoletani sul muro del cimitero di Fuorigrotta nella notte del 10 maggio 1987. E per quello scudetto 'el pibe de oro' rimarrà sempre nei loro cuori.

«Napoli-Juve, l'impossibile non esiste»​

"La prima volta che andai allo stadio San Paolo fu insieme a mio padre per vedere Napoli-Juventus. Ero nei distinti. In porta c'era Tacconi. Pioveva a tratti e il campo era un po' fangoso. Il risultato non si sbloccava e si era sempre sullo zero a zero. Ad un certo punto c'è un fallo nell'area della Juventus e l'arbitro fischia punizione a due in area. Maradona dice al suo compagno toccami la palla". A ricordare quei momenti, nel giorno della morte di Maradona, è il presidente della Camera, Roberto Fico, che prosegue tornando indietro con la memoria: "Lo stadio è avvolto da un silenzio tombale, segnare da lì, è non solo praticamente impossibile, ma contrario alle leggi della fisica. Una palla da quella posizione non può mai entrare in porta".

"L'arbitro fischia, piccolo passaggio, Maradona tira, la palla sale e poi scende come un fulmine dritta nel sette. Lo stadio esplode e io vengo travolto dai mille abbracci dei distinti. L'impossibile non esiste. Questo è Diego Armando Maradona. Napoli ti sarà sempre grata per quegli anni indimenticabili, scolpiti nei cuori di tutti noi. Ciao Diego! Oggi sei definitivamente e a pieno titolo nella storia", conclude la terza carica dello Stato, in un post su facebook.


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