mercoledì 19 settembre 2018
Ma anche il caso del cinese Zhong Haifeng premiato dall'Imo. La solidarietà che vince sia in tempo di guerra che di pace
Il salvataggio dei naufraghi del piroscafo belga Kabalo da parte del sommergibile “Cappellini” della Regia Marina capitanato da Salvatore Todaro nel 1940 nelle acque fra Madera e la costa africana

Il salvataggio dei naufraghi del piroscafo belga Kabalo da parte del sommergibile “Cappellini” della Regia Marina capitanato da Salvatore Todaro nel 1940 nelle acque fra Madera e la costa africana

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Il cinese Zhong Haifeng, nel 2018, può essere considerato un eroe del nostro tempo. Potrebbe essere una persona come un’altra che vive e lavora in Cina. Invece il vice del team di ingegneri di Guangzhou Salvage ha salvato, a rischio della propria vita, persone intrappolate sott’acqua. Quasi 80 anni prima, nel 1940, Salvatore Todaro, messinese e ufficiale della Regia Marina, in piena Seconda guerra mondiale, dopo aver affondato una nave belga decide di recuperare in mare l’equipaggio nemico. Due storie, una in tempo di pace, l’altra in tempo di guerra, che sembrano film e invece sono veri. Due racconti che assumono un significato particolare nell’anno in cui l’Imo, l’International maritime organization, celebra il 70° anniversario dall’adozione della Convenzione che istituisce l’Organizzazione internazionale del mare (Imo) che fa capo all’Onu. Il tema del World Maritime Day, ossia la Giornata mondiale del mare 2018, è “Imo 70: Our Heritage - Better Shipping for a Better Future” e mai come quest’anno il mare è al centro della riflessione dal punto di vista geopolitico, economico, culturale e sociale.

Il naufragio in cui Zhong si è trovato a intervenire è avvenuto a seguito della collisione di due navi nel porto di Guangzhou, in Cina, il 27 novembre 2017. Zhong, incaricato della disperata ricerca di sopravvissuti in mare, dopo 36 ore di immersioni ripetute con la sua squadra di soccorritori, è riuscito a trovare sei naufraghi intrappolati nella stiva della nave. Il signor Zhong ha poi incaricato la sua squadra di rifornire di ossigeno la cabina e a parlare con i sopravvissuti intrappolati, per calmarli. Poi immerso nella stiva accanto a un compagno di squadra ha portato con sé attrezzature subacquee per coloro che erano rimasti prigionieri nello scafo.

Il 28 novembre Zhong si è tuffato ben sei volte. Ha insegnato ai sopravvissuti come indossare e usare le attrezzature subacquee e ha tratto in salvo personalmente nel giro di un’ora tre uomini, nonostante si sentisse esausto. Il soccorritore cinese, proprio per aver salvato tre persone dalla nave da carico affondata, riceverà quest’anno il 2018 Imo Award, il premio che ogni anno l’International maritime organization dell’Onu, assegna a chi ha mostrato di avere coraggio in mare. Un gruppo di giudici ha deciso che il salvataggio meritava il massimo riconoscimento. Una decisione, approvata dal Consiglio dell’Imo a Londra ai primi di luglio di quest’anno.

Una storia diversa è quella di Salvatore Todaro. Atlantico settentrionale, a 700 miglia a ovest di Madera e a 1000 miglia di distanza dalla costa africana: il sommergibile della Regia Marina Cappellini incrocia, nella notte, il piroscafo battente bandiera belga chiamato Kabalo. Il mercantile è stato requisito dalla Marina britannica e armato di un cannone da 102 mm. È diretto a Freetown in Africa occidentale. Il comandante del Cappellini, capitano di corvetta Salvatore Todaro si fionda verso il Kabalo che apre il fuoco per primo. Tuttavia l’azione del sommergibile italiano è tempestiva. La nave belga viene colpita e presto abbandonata dall’equipaggio.

Il sommergibile italiano si avvicina per dare il colpo di grazia al bastimento avversario, ma gli uomini del Cappellini si accorgono che in acqua ci sono cinque uomini. Così vengono subito recuperati. Poi i marinai italiani scorgono una lancia con ventuno persone a bordo. Tra cui il comandante del mercantile, capitano Georges Vogels. Il comandante Todaro parla con il capitano belga e chiede delle condizioni dei naufraghi. «Todaro si rende conto che la situazione è critica – spiega il capitano di fregata Leonardo Merlini, capo ufficio storico della Marina Militare –. Così decide e comunica, infine, ai suoi nemici che rimangono stupefatti l’intenzione di rimorchiare quell’imbarcazione verso la costa più vicina».

Inizia un’impresa di salvataggio destinata a entrare nella storia. Dopo un giorno di navigazione, per incrementare la velocità, Todaro fa salire a bordo tutti e ventisei marinai del mercantile belga. Li fa sistemare nella falsatorre del sommergibile e punta la prua verso Nord, rotta verso l’arcipelago portoghese delle Azzorre. Qui arriva all’alba del 19 ottobre 1940, a cala di Santa Maria. Al momento dello sbarco, a nome di tutti, il tenente belga Caudron ringrazia il comandante italiano e gli chiede di poter conoscere il suo nome. Todaro risponde di chiamarsi Salvatore Bruno e per modestia tace il cognome.

Al rientro nella base italiana dei sommergibili atlantici di Bordeaux, la già celebre Betasom, il comandante Todaro viene fortemente ripreso e criticato per la propria condotta, ritenuta non consona alle esigenze di guerra di un battello in pattugliamento offensivo. Tuttavia, quando fu fatto notare a Todaro che un comandante tedesco non avrebbe mai anteposto la sorte di eventuali naufraghi allo regolare svolgimento della propria missione, l’ufficiale italiano rispose prontamente con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita: «Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle».

Quella di Todaro, a quanto pare, non fu la sola storia di salvataggi verso naufraghi di marine avversarie. «In effetti – aggiunge Merlini – durante i primi anni del secondo conflitto mondiale non mancarono episodi di assistenza ai naufraghi. Certamente, magari, non paragonabili come impegno, e soprattutto a distanze, a quello che effettuò il sommergibile Cappellini comandato da Todaro. Di altre imprese di salvataggio da parte di unità della Marina ne sono seguite, in Egeo come in Atlantico, ma occorre anche riflettere sul fatto che non sempre questi atti eroici erano possibili, per via delle condizioni meteorologiche e dell’evolversi delle dinamiche relative alle battaglie».

Resta il fatto che sia il signor Zhong che il comandante Todaro in anni e contesti diversi hanno scritto pagine che esprimono il senso e il significato di chi va per mare: salvare le persone in difficoltà.

Leggi anche: l'ammiraglio Pettorino ricorda l'impresa del comandante Todaro


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