domenica 10 gennaio 2010
Dal 15 gennaio in 800 sale la nuova pellicola firmata dal regista di «Titanic» accusata di panteismo. La storia, un po’ new age, non è certo originale, ma il 3D la rende unica.
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«Benvenuti a Pandora». È una delle prime battute che si ascoltano nel sorprendente Avatar diretto da James Cameron, regista di fortunati kolossal, a cominciare da Titanic che nel 1997 superò la barriera del suono negli incassi: con 1.842.879.955 dollari è il film più ricco della storia del cinema. Non si pensi, comunque, davanti al vocabolo, alla figura della mitologia greca che, dal suo vaso fatale, estraeva e distribuiva doni agli umani, che poi si volgevano in sventure. Così si chiama una luna che gira intorno a un sole in una lontanissima galassia. Vi arriva, dopo anni di incubazione, Jake Sully (il simpatico Sam Worthington), un ex marine costretto a vivere su una sedia a rotelle. Il giovane vi incontra i componenti di una base terrestre ben fortificata che, guidati da un superbo comandante, il colonnello Miles (Steppen Lang), e dalla dottoressa Grace (Sigourney Weaver), molto sensibile alle sorti degli abitanti di Pandora chiamati na’vi, sono incaricati da una multinazionale di raccogliere pietre che dovranno servire a risolvere i problemi energetici del nostro pianeta.Pandora ha un’atmosfera soffice e tossica, un pallore insolito. Gli umani, per percorrerla, siamo nel 2154, devono essere collegati a un "avatar", un corpo biologico ottenuto dalla fusione tra il dna degli uomini e quello dei na’vi. Jake viene chiuso in una sorta di bara. Estratto, raggiunge il suolo lunare con il compito di esplorarlo e, soprattutto, di tentare di stabilire un contatto con gli indigeni, fino ad allora impossibile. Raggiunto il terreno lunare, Jake si trova mutato: il corpo slanciato, treccine in testa, un naso ingrossato, gli occhi attentissimi. Se si vuole, è l’avanguardia dei colonizzatori che, come i loro antenati che conquistarono il West americano, paiono spinti non da voglia di conoscenza, ma da bramosia di possesso.La trama di Avatar? Niente di particolarmente originale, con quel po’ di panteismo che fa tanto new age alla moda (e non sono poche le critiche in questo senso, piovute sulla pellicola dalla stampa americana). Dicevamo della storia. C’è l’invasore che, in nome del dio denaro, irrompe nella primitiva sacralità della natura e di un popolo che vi è immerso. C’è l’amore tra un uomo (Jake, l’umano alieno) e una donna-guida (Neytiri, l’attrice Zoe Saldana), che con quell’eldorado è in naturale e rispettosa armonia. Figlia del re, armata di arco, salva Jake da bestie feroci, lo accompagna nella sua tribù, lo impone alla gente na’vi, gli illustra le meraviglie di Pandora e con lui e il popolo lunare intraprende la lotta spietata contro gli invasori terrestri.Non è comunque, per fortuna, il succo della storia o il suo fine a contare in un film come Avatar, nelle sale italiane dal 15 gennaio. È la maestria tecnica, a dir poco superba, di Cameron, che per questo film ha speso quattro anni di lavoro. Mai abbiamo assistito, in un film di fantascienza, a scene così insolite, così suggestive. Non c’è un momento di pausa in un lungometraggio anche troppo lungo. Esso procede su tre tappe: la scoperta di un mondo "altro", la sua conoscenza dall’interno dovuta all’amicizia che si fa amore tra l’esploratore e la principessa, la guerra di liberazione conclusiva. Non tutto nell’opera di Cameron è adatto agli spettatori più giovani; piacerà invece agli adolescenti e a molti adulti, che seguiranno senza mai distrarsi i notevoli effetti speciali inventati dal regista e valorizzati dal 3D. Si inoltreranno in foreste dagli alberi giganteschi e da cascate vorticose, con massi dalle forme desuete e montagne lontane, muovendosi in un territorio abitato da animali per lo più feroci. Saliranno su uccelli dalle larghe ali e solcheranno i cieli come fossero sull’Ippogrifo di Ludovico Ariosto. Sorprendente davvero, non solo per una questione di effetti speciali.Magistrale è l’idea di Cameron di tenere il quadro vastissimo e di riempirlo di figure sempre in movimento, di macchine prodigiose e di cento e cento oggetti. Il film è costato parecchio, 800 milioni di dollari, ma non paiono soldi sprecati, se si giudica la spettacolarità complessiva dell’opera. Se Titanic, come si diceva, ha superato la barriera del suono negli incassi, Avatar certo ripeterà l’impresa: dopo tre settimane è già il secondo film più ricco di sempre, con un incasso di 1.131.752.464 dollari. Cameron pensa già a un Avatar 2. Ma prima produrrà il fantasy Battle Angel e si darà alla storia, quella vera, con un film su Hiroshima.
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