Una croce del VII secolo emerge dalle sabbie di Abu Dhabi

Con questa scoperta sull'isola Sir Bani Yas gli archeologi emiratini hanno accertato la presenza di comunità cristiane delle origini e di un monastero in questa zona della penisola arabica
August 25, 2025
Una croce del VII secolo emerge dalle sabbie di Abu Dhabi
La croce ritrovata in una delle case attigue alla chiesa che fa pensare che esse fossero parte di un monastero
Archeologi del Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi (DCT Abu Dhabi) hanno fatto una scoperta significativa sull'isola di Sir Bani Yas, a circa 170 km a sud-ovest di Abu Dhabi: una croce cristiana in gesso (stucco) lunga quasi 30 centimetri, risalente a 1.400 anni fa, che finalmente prova che alcune abitazioni riportate alla luce alcune decenni or sono facevano parte di un monastero cristiano.
Questa croce, ritrovata nel cortile di una casa-corte vicina alla chiesa e al complesso monastico scoperto negli anni ’90, è la prima prova concreta dell'origine cristiana dell’insieme di edifici, probabilmente abitati da monaci anziani in ritiro prima di unirsi alla comunità monastica principale. L'artefatto è stato descritto come “estremamente emozionante” da Maria Gajewska, archeologa del DCT Abu Dhabi, che ha sottolineato quanto sia raro poter attribuire con chiarezza la funzione religiosa a un insediamento specifico.
La croce misura 27 centimetri in lunghezza e 17 centimetri in larghezza per 2 centimetri di spessore ed è decorata con elementi simbolici: una piramide a gradoni che rappresenta il Golgota, fogliame alla base, punti alle estremità e un'arcata a nicchia, tutti motivi ricorrenti nella regione del Golfo e in Mesopotamia. Il suo stile richiama croci rinvenute in Iraq e Kuwait ed è associabile alla Chiesa dell’Est, una confessione cristiana originaria dell’antica Mesopotamia. Questa Chiesa, spesso identificata con il termine “nestoriana” (anche se i suoi membri non amavano questa definizione), è stata una delle più antiche e diffuse tradizioni cristiane al di fuori dell’Impero Romano e Bizantino. La Chiesa dell’Est affonda le sue radici nel III-IV secolo d.C. a Seleucia-Ctesifonte, capitale dell’Impero Sasanide (Persia). Fu una Chiesa fortemente missionaria, che si diffuse in tutta l’Asia: Arabia, India, Asia Centrale, Cina e persino Mongolia.
Un’archeologa al lavoro
Un’archeologa al lavoro
Il complesso monastico fu scoperto nel 1992 dall’Abu Dhabi Islands Archaeological Survey (ADIAS), diretta da Peter Hellyer. Comprendeva una chiesa, aree monastiche e diverse case-corte utilizzate probabilmente – ed oggi se ne ha conferma - come rifugi dagli antichi monaci. I ritrovamenti e le analisi indicano che la comunità cristiana di Sir Bani Yas prosperò dal VII all’VIII secolo, convivendo in armonia con comunità musulmane locali fino all’abbandono volontario e ordinato dell’insediamento. In passato erano già stati ritrovati piccole croci in stucco e altri artefatti nei primi scavi, ma era mancata fino ad ora una prova inequivocabile della funzione cristiana delle abitazioni.
Il sito ritrovano alcuni anni or sono a cui ora è stata data una spiegazione scientifica
Il sito ritrovano alcuni anni or sono a cui ora è stata data una spiegazione scientifica
Nel 2019, DCT Abu Dhabi ha avviato lavori di restauro e protezione del sito, installando un capannone protettivo in materiale PTFE (Teflon) traslucido, passerelle sopraelevate, illuminazione notturna, percorsi interpretativi e infrastrutture per i visitatori. Attualmente, il sito è aperto al pubblico e include una piccola esposizione con reperti recuperati in passato (calici di vetro, un sigillo a forma di scorpione, croci in stucco, ecc.) a cui si aggiunge una chiesa multi-confessionale ispirata al complesso antico, situata accanto al centro visitatori. Il ritrovamento è stato celebrato da Mohamed Khalifa Al Mubarak, presidente di DCT Abu Dhabi, come una potente testimonianza dei valori di co-esistenza e apertura culturale della regione, radicati nella sua storia più antica. Le ricerche proseguiranno nelle case-corte adiacenti al monastero, con l’obiettivo di integrarli in un percorso culturale più esteso sull’isola. Ora ci si attende anche l’analisi tramite radiocarbonio e studi approfonditi su ceramiche, vetri e altri reperti per comprendere meglio le relazioni commerciali e la vita quotidiana dei monaci che abitarono quelle case.

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