Giovanni, zaino in spalla: «Così sono diventato un madonnaro di strada»

Partito da Milano, il 29enne ha girato il mondo, in particolare l'America Latina, portando ovunque la sua arte: le raffigurazioni di Maria e Gesù
July 24, 2025
Giovanni, zaino in spalla: «Così sono diventato un madonnaro di strada»
. | La raffigurazione di Gesù realizzata a Belo Horizonte (Brasile)
«Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze...». Con questa poesia, Itaca, di Kostantinos Kavafis, stampata nella mente, Giovanni prosegue il suo viaggio da nomade “madonnaro” nel continente dalle vene aperte, quello Latinoamericano. Una storia quella di Giovanni Coccia, 29 anni, di Milano, laureato in Lettere ed ex insegnante di scuola elementare, che sarebbe tanto piaciuta al nostro più grande bracconiere di storie sudamericane, Gianni Minà. Noi, da quando è partito per il suo viaggio, «era il 16 gennaio 2022», precisa, lo abbiamo seguito a distanza, e ora con il suo consenso abbiamo deciso di raccontarla questa storia, che è quanto mai esemplare, spirituale, e dedicata a tutti quei ragazzi come lui che in questo momento sono alla disperata ricerca di un centro di gravità permanente.
Una mattina di tre anni fa Giovanni si sveglia nella sua comfort zone milanese, «che poi tanto comfort non doveva essere visto che mi sono dato alla fuga», dice sorridendo, e decide che è tempo di assecondare il suo istinto di viaggiatore solitario e di volare via da Milano. La prima tappa di questo suo cammino, alla ricerca di un senso che non va mai perduto, è stata Lima. «In Perù ho iniziato ad essere un “mochilero”, uno di quei viaggiatori muniti solo di zainetto che vivono e sbarcano il lunario in maniera alternativa. Da Lima sono salito in Ecuador e a Cuenca, dove ho incontrato l’unica italiana. Una ragazza che stava lavorando per i servizi sociali, ma poi è diventata artigiana e infine “mochilera” in Colombia, dove sono approdato pure io. Per un po’ ho sostato in Venezuela, ma lì la situazione politica era assai critica e così ho fatto ritorno in Colombia dove sono rimasto per un anno. Il primo viaggio in volo, prima mi muovevo solo via terra, l’ho fatto per giungere a Città del Messico, dove ero stato invitato da un artista che aveva visto su Youtube le mie opere d’artista di strada. Uscito dal Messico ho girato per tre mesi il Brasile, fatto un salto in Costa Rica e da lì tutta l’America Centrale: Salvador, Guatemala, Nicaragua e Honduras. Alla fine di questo giro, culturalmente e umanamente molto interessante, me ne sono tornato in Messico, passando dalle paradisiache Cancun a Quintana Roo per arrivare infine nella capitale Mexico City».
Madonna con Bambino, un'opera realizzata a Città del Messico - undefined
Madonna con Bambino, un'opera realizzata a Città del Messico - undefined
Un tesoro di avventure e aneddoti che magari un giorno troveranno una forma scritta. Ma Giovanni per ora è un Bruce Chatwin che alla moleskine dove appuntare il suo diario di viaggio, «non l’ho mai tenuto», preferisce il pennello, le terre e i colori per creare quelle splendide Madonne che hanno attirato l’attenzione di tutte le popolazioni dei Paesi in cui ha soggiornato. Un talento finalmente libero di esprimersi visto che a Milano l’arte di strada era diventata quasi un tabù. «Ho cominciato come writers con dei disegni stile underground sotto i ponti della città e i commenti spesso erano di gente indispettita che pensava che occupassi uno spazio illegale e puntualmente chiamavano la polizia. A Lima ho trovato un nuovo codice artistico e diversi ragazzi che fanno arte di strada di mestiere. Nel barrio Chino quegli stessi ragazzi all’inizio mi guardavano con sospetto, mi chiedevano: “Ma tu cosa stai facendo nella nostra zona?”. Poi abbiamo fatto amicizia e insieme siamo andati a disegnare un murales in un barrio dove vivono indigeni dell’Amazzonia e là è scattata la scintilla: ho capito che l’arte era la chiave che da quel momento in poi mi avrebbe aperto tutte le porte».
L’arte madonnara per Giovanni è diventata anche l’unica fonte di sussistenza. «La prima figura che disegnai sulle strade di Lima era quella di una contadina peruviana e con quella ero riuscito a racimolare i soldi necessari per una Coca-cola da offrire all’amico che mi aveva aiutato a realizzarla. Gli altri amici artisti di strada disegnavano immagini religiose e allora anch’io ho iniziato con una serie in cui interpretavo alla mia maniera la figura di Gesù e della Madonna». Un approccio laico il suo, di chi è cresciuto con una educazione cattolica, ma la spiritualità delle terre toccate e della gente incontrata lo ha condotto su nuovi sentieri inesplorati. «Quando dipingo la Madonna mi ricordo di quando da bambino andavo con mia nonna in collina per portare il lumino alla statua di Maria. Per me la Madonna è la madre di Gesù, ma anche la mamma con il bambino mentre cammina per le strade caotiche e trafficate di Città del Messico». Una madre, incontrata proprio in quella megalopoli messicana da 20 milioni di abitanti, lo ha toccato profondamente. «Era una signora anziana che, vedendo la mia Madonna, si è avvicinata. E nonostante avessi la mano sporca di carbone ha voluto baciarne il dorso dicendomi: “Le tue mani siano benedette, che Dio protegga sempre la tua vista e quello che fai!”. Sono momenti commoventi, come tanti scambi avuti con quelle persone che, immerse nel traffico, rinunciano a passare con il verde del semaforo e cambiano direzione per venire a vedere la Vergine o quel Gesù che ho appena disegnato e che sento come figlio, ma anche come padre. La Passione di Cristo la vivo come un dolore in senso catartico e tutte queste riflessioni interiori sono ormai parte integrante del mio viaggio quotidiano».
La raffigurazione di Neymar che Giovanni Coccia ha realizzato a Rio de Janeiro - .
La raffigurazione di Neymar che Giovanni Coccia ha realizzato a Rio de Janeiro - .
Un viaggio in cui si concede anche qualche innocente evasione, tipo ritrarre sul selciato di Rio de Janeiro l’effigie delle stelle brasiliane del futbol bailado, Neymar e Adriano, o rispondere alla “committenza” di una associazione gestita da una italiana nel piccolo villaggio costiero colombiano di Galerazamba. «Su Instagram, dove figuro come Giova La-Crema, avevano visto il mio ritratto di un ragazzo afro, fatto quando abitavo a Cartagena, gli era piaciuto e così mi hanno chiesto di realizzare un murales nella loro libreria dove i libri vengono dati gratuitamente, così come capita che la gente del posto, per lo più poveri pescatori, al mattino bussano alla tua porta e ti fanno dono di un pesce, di un po’ di riso, dell’olio… Ovunque sono stato, ho imparato che si può vivere bene anche con poco e alla sera starsene tranquilli e beati nella propria stanza affittata per meno di 2 euro al giorno».
Ma tra le tante facce del continente latinomericano c’è anche quella della violenza di strada. «I pericoli nei barrios non mancano, la microcriminalità in Messico come in Colombia ti avverte che se telefoni con il cellulare in bella vista quello in un lampo sparirà. E allora impari a muoverti con cautela, io per evitare di fare brutti incontri ho sempre seguito la bussola del cuore». E il cuore lo ha riportato temporaneamente in Italia. Scalo a Milano e breve ritorno a casa dai suoi genitori: «Ma qui, in piazza Duomo, non si può fare il madonnaro. Troppa burocrazia, multe da 150 euro se non aspetti i permessi per disegnare in spazi dove la gente neanche ci passa», dice sconsolato. Così zaino da mochilero in spalla, ha salutato la Madonnina ed è subito sceso verso Sud dove i suoi disegni sono apparsi sulle piazze di Matera, per la Festa della Bruna, a Monte Sant’Angelo (Foggia), «il paese natio di mio padre in cui ho reso omaggio a san Michele», alla Marina di Pulsano (Taranto) per la festa della Madonna del Carmine, a Lecce e, prossimamente, al Festival dei Madonnari di Taurianova, in Calabria. «Da lì proverò a scendere fino in Sicilia. Il mio futuro? Credo passi ancora da laggiù, dall’America Latina. La mia vita in questo momento è un po’ come i miei disegni, sono fatti per durare solo il tempo di regalare un’emozione a chi si ferma a guardarli. Giorni fa, quando il disegno scoloriva, a terra ho visto scorrere un rigagnolo di arcobaleno e ho pensato che questo mio viaggio era già stato previsto. Lo avevo scritto in un libro per ragazzi che si intitola Arcobaligia che, ironia della sorte, parla di un bambino che disegna sui tetti per sconfiggere la maledizione della città grigia… In fondo è quello che sto facendo come madonnaro. Quando l’immagine svanisce e scolora resta la magia del momento e il suo valore non è effimero, perché è come quando dici una bella frase alla donna che ami, quella frase lei la custodirà nel suo cuore, a volte per sempre».
Cristo con corona realizzato a Città del Messico - .
Cristo con corona realizzato a Città del Messico - .
Giovanni riprende il suo cammino, non sa sotto quale cielo dormirà questa notte, sa soltanto che deve continuare a seguire la cometa dei versi di Kavafis: «Itaca ti ha dato il bel viaggio; senza di lei, mai ti saresti messo sulla via. Nulla di più ha da darti».

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