Tentano di infiltrarsi negli appalti di Milano-Cortina: arrestati due ultras della Lazio

I fratelli Cobianchi erano legati agli “Irriducibili”: dal traffico di droga ai tentativi di introdursi negli affari delle Olimpiadi, fino alle ambizioni politiche
October 8, 2025
Una scalata criminale tentata con metodo, spavalderia e violenza. Dalle strade di Roma ai locali della “perla delle Dolomiti”, due fratelli – Alvise e Leopoldo Cobianchi, ultras della Lazio legati alla frangia degli “Irriducibili” e già noti alle forze dell’ordine – avevano deciso di fare di Cortina d’Ampezzo un nuovo feudo personale. La loro ambizione, secondo quanto emerge dalle disposizioni della Procura di Venezia su richiesta della Dda, non si fermava al traffico di droga o alle notti della movida ampezzana: puntavano più in alto, agli appalti dei Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026.
L’operazione dei carabinieri, battezzata “Reset”, è il risultato di un’indagine iniziata nel giugno 2024, sviluppata a partire da precedenti attività sul traffico di stupefacenti. Tre le misure cautelari emesse dal Gip di Venezia, sette in tutto gli indagati. Per i due fratelli Cobianchi, il capo d’accusa principale è l’estorsione aggravata dal metodo mafioso. I provvedimenti sono stati eseguiti a Cortina d'Ampezzo e a Roma, dai carabinieri di Cortina d'Ampezzo, Belluno e Roma.
Le carte giudiziarie raccontano di un progetto delittuoso progressivo, strutturato per gradi. Prima, il controllo dello spaccio di droga a Cortina d’Ampezzo, costruito con una rete di pusher locali e consolidato a colpi di minacce e pestaggi contro spacciatori “estranei” o clienti insolventi. Poi, l’infiltrazione nel mondo della notte cortinese, dove i Cobianchi imponevano l’organizzazione di eventi, il reclutamento di dj e buttafuori “amici”, e perfino l’ingaggio di personale compiacente. Tutto attraverso una società di copertura con sede a Roma, amministrata da un terzo uomo ora anch’egli sotto misura cautelare. Infine, il salto di qualità: l’interesse diretto per gli eventi e i lavori pubblici legati alle Olimpiadi.
Le intercettazioni, i pedinamenti e le testimonianze raccolte dai carabinieri delineano una presenza aggressiva e sistematica. Un testimone parla dei due fratelli Cobianchi come di soggetti che “si presentavano come boss della malavita romana”. In base a quanto emerge dall'ordinanza del gip di Venezia, i due facevano parte del gruppo ultras della Lazio degli “Irriducibili”, già capeggiato da Fabrizio Piscitelli, ucciso a Roma nell'agosto del 2019. Il nome del defunto leader veniva spesso usato come lasciapassare, come simbolo di un’appartenenza criminale da esibire. Tra gli episodi citati nel provvedimento spiccano casi di violenza e intimidazione: un uomo chiuso nel portabagagli di un’auto per un debito di droga, un organizzatore di eventi trascinato in un bosco e minacciato con una pistola, un ristoratore costretto a sospendere serate non approvate dal gruppo.
Il tentativo di infiltrazione negli appalti olimpici si consuma tra il 2021 e il 2022. In quel periodo i Cobianchi si avvicinano, tramite un deejay di Cortina, all’assessore comunale Stefano Ghezze. L’uomo, ex collega del dj in una falegnameria, diventa il tramite inconsapevole del contatto. Gli indagati gli offrono appoggio elettorale in cambio di favori legati ai lavori per i Giochi. L’assessore rifiuta, evitando qualsiasi rapporto e chiedendo al suo ex dipendente di interrompere ogni legame con i fratelli. Quel deejay, secondo l’ordinanza, era consapevole della “caratura criminale” dei Cobianchi e per questo aveva insistito affinché l’incontro si svolgesse in casa e non in un locale pubblico.
Nelle note trovate nei telefoni di Leopoldo Cobianchi, i carabinieri hanno rintracciato anche una sorta di manifesto personale. “Avrei voluto candidarmi io a sindaco”, scriveva, sostenendo di essere molto conosciuto a Cortina e di “sentire un forte senso di appartenenza”. Nell’elenco dei suoi contatti figuravano l’assessore Ghezze e l’ex sindaco Andrea Franceschi. “Noi da imprenditori possiamo dare una grande mano”, annotava, accennando alla volontà di “condizionare i politici locali per favorirsi come imprenditore”. In un altro appunto, ancora più esplicito, Cobianchi parla di “spalle coperte a livello politico, tramite nostro zio in parlamento”, vantando protezioni e disponibilità economiche. “Avremo noi la governance operativa per la gestione delle opere per il 2026”, scriveva. “Dimmi poi cosa devo far rientrare in pancia ad ogni assegnazione appalto”. Dichiarazioni che per la procura assumono il valore di prova dell’intento corruttivo e del disegno di infiltrazione. A confermare la personalità dominante di Leopoldo Cobianchi c’è anche un episodio registrato nel corso delle indagini. Fermato dai carabinieri per aver violato il foglio di via obbligatorio da Cortina, avrebbe affrontato il comandante del Nucleo operativo con toni minacciosi: “Non hai capito con chi hai a che fare, io sono il boss”.

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