S&P conferma rating dell'Italia BBB+
di Redazione
L'agenzia Usa ha pubblicato la “pagella” sul proprio sito
L'agenzia S&P conferma il rating 'BBB+' per l'Italia con outlook stabile. L'agenzia di rating era stata la prima a migliorare il voto sul paese lo scorso aprile ed era stata seguita qualche settimana fa anche da Fitch. Un trend positivo dovuto alla stabilità politica ed anche al miglioramento dei conti pubblici italiani, che quest'anno, in base alle ultime stime del Dpfp, torneranno ad avere un deficit attorno al 3%. Anche lo spread del Btp decennale rispetto al Bund rimane stabilmente attorno agli 80 punti, nonostante oggi abbia chiuso in leggero rialzo passando da 80,5 a 81,7 punti, con un rendimento comunque in calo, ma inferiore alla riduzione del tasso dei titoli tedeschi. L'Italia attende ora Moody's che a maggio ha confermato il rating a Baa3 (un gradino sopra “junk”, il livello spazzatura), alzando però l'outlook da stabile e positivo. La revisione di Moody's arriverà per ultima, il 21 novembre.
Non tutti i dati macro dell'Italia segnano il sereno. Il settore manifatturiero continua a mostrare segni di difficoltà.
È tornata a scendere la produzione industriale ad agosto. Dopo due mesi in cui aveva tirato il fiato, l'indice ripiomba in territorio negativo. Gli ultimi dati Istat segnano -2,4% rispetto a luglio e -2,7% rispetto ad un anno prima. Certo si tratta di un mese particolare, caratterizzato da chiusure per ferie e attività limitata, ma la serie storica delle variazioni annue è pesante: se si guarda da agosto 2023 in poi si contano tutti segni negativi, interrotti solo ad aprile e a luglio scorsi. E così risale l'allarme di consumatori ed esercenti.
Intanto l'analisi si concentra nella media del periodo giugno-agosto, sempre nei dati Istat, registrando una diminuzione della produzione pari allo 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Fermandosi ad agosto il calo è più o meno diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie. I beni di consumo segnano -1,2% su base mensile e -2,3% su base annua.
L'energia fa -0,6% sul mese e arriva a -8,6% sull'anno. Sempre nel confronto sui dodici mesi, tra i settori di attività economica la flessione più rilevante si riscontra proprio nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-13,5%); a seguire, le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (-6,4%), l'industria del legno, della carta e stampa (-2,5%). Al contrario gli incrementi tendenziali maggiori sono per la produzione di prodotti farmaceutici (+16,1%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (+9,9%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+7,1%).
È un quadro di fronte al quale si alzano le voci per chiedere di rilanciare i consumi delle famiglie. Il dato sulla produzione industriale di agosto, «seppure da leggere con cautela vista la particolarità del mese, è un ulteriore segnale delle difficoltà della nostra economia ad uscire dalla fase di stallo che stiamo attraversando», commenta Confcommercio. Per la Cgil, «è ormai lampante la sostanziale incapacità del governo di affrontare la più grande crisi produttiva dal dopoguerra» e anche «lo schema è chiaro: il ministro Urso e la presidente del Consiglio da domani torneranno a raccontare di un Paese florido e di politiche industriali che semplicemente non esistono». Il Codacons parla di «un tracollo» che cancella «lo spiraglio di luce intravisto a luglio», mentre sull'industria pesa anche la scure dei dazi Usa che potrebbero «aggravare» i dati del 2025.
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