Affitti brevi ed “estivi”, la nuova cedolare secca al 26% Ma gli effetti solo per chi dà in locazione più di una casa
di Redazione
Col 730 di quest’anno, per i locatori che mettono a disposizione le loro case durante le vacanze estive, potrebbe cominciare a farsi sentire l’effetto della nuova cedolare secca al 26%. Una delle novità, infatti, introdotta nel 2024, ma che inizia appunto a incidere sui modelli 730/2025, è la cedolare sugli affitti brevi (leggi “estivi” praticamente) la cui aliquota “madre” in certi casi è stata ritoccata dal 21 al 26 per cento; nessun ritocco invece è stato applicato sull’aliquota calmierata al 10% per gli affitti concordati. La cedolare secca è in vigore dal 2011 come imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle altre imposte annesse agli affitti (registro, bollo). All’epoca fu introdotta limitatamente alle locazioni di lunga durata stipulate a scopo abitativo, quindi non aventi ragioni commerciali o professionali. Con gli anni, però, la legislazione è cambiata, ampliando le sue possibilità di utilizzo ad altre tipologie di locazione. Nel 2018 è stata infatti estesa agli affitti degli immobili commerciali (negozi, botteghe, ecc.), ma prima ancora, nel 2017, era stata già “sdoganata” sulle locazioni brevi, che in linea di massima coincidono con le esigenze turistiche, visto che la legge le inquadra come affitti “ad uso abitativo di durata non superiori a 30 giorni, ivi inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, ovvero soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”. E proprio sulle locazioni brevi interviene la novità inserita nel 730/2025, cioè il salto di aliquota dal 21 al 26 per cento che però va a toccare solo i locatori che danno in affitto più di un’abitazione. Quindi se il contribuente avesse soltanto un immobile locato con affitto breve, il prelievo della cedolare resterebbe quello di sempre, cioè fisso al 21%. Più precisamente, allora, lo step al 26% scatta dal secondo immobile e fino al quarto. Se poi gli immobili fossero più di quattro, a quel punto l’attività verrebbe proprio inquadrata come una vera e propria attività d’impresa, con l’obbligo conseguente per il locatore di aprirsi la partita IVA. Volendo fare un esempio pratico: se il locatore dà in affitto turistico tre suoi appartamenti, su uno di essi (a sua scelta) verrà applicata la cedolare “light” del 21%, mentre sugli altri due (secondo e terzo) quella nuova del 26%. © riproduzione riservata
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