Vladimir Kantor tra nichilismo e cristianesimo
venerdì 17 luglio 2015
Il filosofo russo Vladimir Kantor, autore di opere narrative oltre che filosofiche, docente alla Scuola Superiore di Economia di Mosca, torna con un ottimo saggio su un vecchio tema: Dostoevskij, Nietzsche e la crisi del cristianesimo in Europa (Amos Edizioni). Veniamo così trascinati in uno dei più radicali e profetici scontri di idee che hanno preceduto il Novecento, con il nichilismo delle dittature bolscevica e nazista, l'espandersi delle democrazie, la conflittuale convivenza di ribellione delle masse e ruolo delle élite. Al centro la doppia interpretazione che Dostoevskij e Nietzsche hanno dato del cristianesimo, senza cui la democrazia occidentale e i diritti della persona non si sarebbero imposti. Scrive Vladimir Kantor: «Cristo intendeva risvegliare il senso della persona in ciascuno: essa non si è risvegliata in tutti, ma per tutti è rimasta una possibilità aperta. A irritare Nietzsche era che nel cristianesimo ognuno poteva pensare di avere un valore, perfino chi era più in basso, e ciò era rovinoso per la comparsa del Superuomo, per la volontà di potenza». Nell'aforisma 43 dell'Anticristo, Nietzsche afferma: «il cristianesimo deve la sua vittoria a questa miserabile adulazione della vanità personale – in tal modo ha attirato a sé tutti i falliti, tutti coloro che covano la rivolta, tutti coloro che se la sono cavata male, l'intera feccia e schiuma dell'umanità». Come psicologo pessimista delle masse (quelle stesse che dissero a Pilato: «Crocifiggilo!») Nietzsche vede bene il lato potenzialmente criminale del ribelle: ciò che nell'interpretazione delle élite rivoluzionarie, di sinistra e di destra, ha portato alla criminalità di partito e di Stato in nome del popolo. Dostoevskij va oltre, o meglio vede i due lati della realtà. Pur sapendo che «l'infelice povero non è necessariamente morale», nei Fratelli Karamazov «non poteva che accettare la realizzazione sociale della dottrina cristiana, la Chiesa». Il suo personaggio preferito, padre Zosima, profetizza: «Ora la società cristiana non è ancora pronta a questo», è ancora una «unione quasi pagana», ma si trasformerà in Chiesa universale. Si potrebbe aggiungere: il ruolo sociale di una religione è una deduzione pratica inevitabile, ma non è mai tutto.
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