Vittime innocenti della guerra: parole che pregano e stridono
domenica 27 marzo 2022
I due ultimi post del blog "Vino Nuovo" fanno riflettere sulle più innocenti tra le vittime della guerra in Ucraina, i bambini. È intensa la Via Crucis composta da Diego Andreatta ( bit.ly/3LjfGta ) secondo la collaudata tradizione di questo blog: offrire per il tempo di Quaresima schemi di questo esercizio di pietà che attingono alla cronaca. In tre delle cinque stazioni la notizia scelta dall'autore, inserita tra un brano della Passione e una citazione di papa Francesco, parla di bambini. Prima si medita sulla cifra impressionante dei minori sfollati, oltre 4 milioni, «assetati e affamati, separati dagli affetti, privi di cure, quando ospedali e scuole sono rasi al suolo». Poi si fa parlare Artem, 12 anni, di Kherson, che è stato a lungo nascosto nei tunnel sotterranei: «Mio padre vuole che io stia qui al buio, per terra e in silenzio». Infine si racconta di Sasha, 9 anni, arrivata al Bambino Gesù di Roma da Kiev dopo l'amputazione di un braccio, traumatizzata dal suono degli allarmi «tanto da non sopportare i campanelli dell'ospedale», ma sostenuta dalla compagna di stanza italiana Martina con sorrisi, disegni e «brevi testi tradotti sul cellulare». Stridono con queste note di cronaca e con la preghiera in cui sono inserite le parole, di cui riferisce Lorenzo Galliani nel suo affilato post ( bit.ly/3qEsPoJ ), spese per commentare sui siti dei quotidiani locali la notizia che un noto parco divertimenti romagnolo accoglierà gratuitamente, all'apertura della stagione, «alcune famiglie ucraine ospitate nelle città vicine». "Privilegiati?" è il titolo del post, perché «privilegiati» sono considerati, in quei commenti, i bambini profughi e le loro famiglie, fino a pretendere ingressi gratuiti anche per le famiglie italiane in difficoltà o a considerare l'iniziativa «razzismo». Per fortuna c'è anche chi, saggiamente, fa notare: «Nessuno di noi – no, neanche chi è in difficoltà con il pagamento delle bollette – vorrebbe essere al posto di un bimbo di Kharkiv o Mariupol».
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