sabato 3 marzo 2012
Guardatevi dall'inutile mormorazione, preservate la lingua dalla maldicenza (Sap 1,11).Quanta solitudine acchiappa il cuore se la parola uccide l'incontro. Sapore della festa è la vita che scambia vita, amore che investe il vissuto e dice nuova ogni avventura. Dolore, gioia, la parola chiara, fatta di luce, non teme di dire, spera di intercettare risposta e sa di dover faticare per costruire ponti. Si fa carne la parola che ama e mentre inventa i suoni della pace genera sostanza di futuro. Vile la menzogna, il suono delle labbra che veleno consegna. Quanto tradimento conserva la lusinga del falso, quanto dolore genera il mormorare vigliacco di chi alle spalle racconta altro di quanto trasparenza vorrebbe detto in faccia. Quanto si uccide con il chiacchiericcio, che non risparmia neppure i sacri spazi. Se il nostro parlare avesse il carattere dell'offerta e potesse racchiudere il suo verbo nella sapienza dell'essenziale, nel sì sì e no no, sarebbe semplice ricordare che meglio è gareggiare nello stimarsi a vicenda, che pugnalare nel buio chi dal tranello si lascia trapassare. Testimonianza coerente è di chi scioglie contratti con uomini e ambienti avvezzi al pettegolezzo e superando la tentazione di parlar male a danno degli altri, sia pure per scherzo, grida un modo diverso di cucire la storia, diverso da chi i panni li scuce dalle spalle degli altri.

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