giovedì 10 febbraio 2022
Milano, inverno. Mentre cammino assorta verso piazzale Lotto un cigolio richiama la mia attenzione. Alzo gli occhi, in un piccolo stentato parco giochi due fratellini sui sette anni vanno in altalena. Due altalene parallele: il cigolio è quello delle grosse corde sui ganci di metallo, è il loro gemere, quando l'altalena raggiunge la massima altezza. La madre spinge i figli, che la incitano: «Più forte!» Una è una femmina, i capelli lunghi e bruni che oscillano al vento.
Che pugno al cuore: quando d'estate, in montagna, anch' io andavo così su un'altalena, gridando “Più forte!” ai compagni di gioco. E vedo ancora il cielo e le nuvole che si capovolgevano nei miei occhi, e il sole alto di luglio, accecante, insostenibile. E giù, verso la ghiaia del cortile, e di nuovo in alto: e scompariva il mondo, e rimaneva solo attorno a me quel cielo.
Folgorata da un ricordo in una smorta mattina di febbraio. Mi è parso proprio, per un momento, di essere bambina, piccola, agile, le ginocchia sbucciate dai voli in bici, i capelli lunghi e sciolti come una fiera femminile bandiera.
Mi ero scordata com'era andare in altalena, e il colmo di libertà lassù, nel punto più alto. Ci saranno le altalene, in paradiso? Devono esserci, mi dico, e voleranno dentro un blu profondo. Ci sono, sicuramente. Una per ciascuno dei bambini, che tutti siamo stati.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: