sabato 17 agosto 2013
Mentre i viaggiatori ebrei del Medioevo giravano il mondo a cercare le mitiche tribù perdute, esisteva tra il Mar Nero e il Mar Caspio un regno ebraico, quello dei Kazari. Erano una popolazione seminomade di origine turca, convertitasi all'ebraismo intorno all'VIII secolo. «In Cazaria, scriveva nel X secolo un viaggiatore musulmano, pecore, miele ed ebrei si trovano in grande abbondanza». Il regno dei kazari, durato fino al XIII secolo e poi spazzato via dai mongoli, fece da cuscinetto fra Oriente ed Occidente bloccando nell'VIII secolo l'espansione musulmana sul Caucaso negli stessi anni in cui l'avanzata dell'islam veniva fermata da Carlo Martello a Poitiers. Poco è conosciuto sulla conversione dei kazari all'ebraismo, che riguardò probabilmente solo le fasce alte della popolazione. Una corrispondenza del X secolo tra il re dei Kazari Giuseppe e l'ebreo spagnolo Hasdai Ibn Shaprut ce ne fornisce una versione mitica, come leggendaria è la versione datane intorno al 1140 dal filosofo e poeta ebreo spagnolo Yehuda Halevi, nel suo trattato Al Kuzari, di un confronto tra il re dei kazari e gli esponenti delle tre religioni monoteistiche, da cui sarebbe emersa la superiorità dell'ebraismo. Per quanto poco documentata, però, quella del regno dei kazari è una storia vera.
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