martedì 15 marzo 2005
Quando Dio ha soffiato sul mio fango per infondergli la mia anima, egli ha di certo soffiato troppo forte. Non mi sono mai ripresa da questo soffio di Dio. Non ho mai cessato di tremare come un cero vacillante tra i due mondi. Un cero avanza in una processione, mentre la fiammella è scossa dal vento fino al rischio di estinguersi. E' un'immagine semplice che diventa una parabola della vita. Ma il pensiero viene ulteriormente approfondito nel testo che abbiamo citato e che è frutto della meditazione di una poetessa spirituale francese, Marie Noël (1883-1968). Essa ricorre al passo della Genesi nel quale si ricorda che l'uomo diventa, da materia inerte, creatura vivente attraverso il soffio dello Spirito divino. Quell'alito non reca solo la vita ma anche la coscienza, la spiritualità, l'amore. Marie sente dentro di sé quel soffio e lo avverte come un vento impetuoso che la trascina verso il divino, pur essendo ancorata saldamente al presente e al terreno. Per questo essa parla di «due mondi» tra i quali vacilla come quel cero esposto ai venti. Si ha, così, la rappresentazione di ogni esperienza spirituale che è spesso tensione tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere, tra materia e spirito, tra male e bene, tra vizio e virtù. Il fremito del soffio divino in molti, purtroppo, viene quasi azzerato. Il peso dell'esteriorità ottunde il respiro dell'anima. Tuttavia, in ogni cuore non si estingue mai completamente il vibrare di quello Spirito: è per questo che bisogna sempre credere nella rinascita, nella risurrezione, nella vita che torna a pulsare, tremando come un cero vacillante.
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