Tolstoj eterno Peter Pan alla ricerca del segreto dell'arte e della parola
sabato 16 ottobre 2010
Niente di più banalmente attuale, sembrerebbe, che parlare di letteratura e comunicazione. Comunicare "necesse est" e i mezzi di comunicazione sono una delle punte più avanzate delle ricerche tecnologiche e degli interessi di mercato: al punto che due persone che parlino tra loro sedute su una panchina senza fare uso di protesi tecnologiche, fanno ormai la figura di due sovversivi, o luddisti, o sabotatori del mercato informatico (loro parlano, non spendono niente e nessuno ci guadagna). Il fatto è che la stessa letteratura, per essere una merce interessante, deve essere merce comunicativa, deve bruciare velocemente, senza residui, nel fuoco dello scambio e del consumo. Chiunque voglia rendere attraente un'iniziativa letteraria o un progetto in cerca di finanziamenti, deve dire: Letteratura e comunicazione, Letteratura e globalizzazione, o simili. Qualche anno fa un filosofo esasperato, Mario Perniola, pubblicò da Einaudi un pamphlet intitolato Contro la comunicazione.
Ma che cos'è la letteratura? Che cos'è l'arte? L'editore Donzelli ripropone un famoso saggio di Tolstoj che uscì nel 1897, Che cos'è l'arte? Questa domanda ha assillato per tutta la vita l'autore di Guerra e pace. Nelle sue ansie morali, nel suo bisogno di capire più semplicemente possibile le cose fondamentali, nella sua volontà di trovare una risposta che gli permettesse di vivere una vita più vera e giusta, Tolstoj non ha mai smesso di essere un giovane in perpetua ricerca e metamorfosi. Nei decenni in cui si imponevano l'idea dell' "arte per l'arte", il simbolismo, l'estetismo, Tolstoj reagisce violentemente, vuole essere sempre più vicino alla vita di tutti, anche a costo di rifiutare o processare l'arte. Per lui arte non è né bellezza né piacere: è un mezzo per comunicare il pensiero e la vita nel modo più totale e fedele, affinché tutti possano comprendere e comprendersi. Il bersaglio di Tolstoj è Baudelaire. Un evangelico radicale contro un demonologo. Vale la pena di rifletterci.
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