giovedì 8 settembre 2005
Santa Maria, Madre del Signore, la tua fede ci guida. Volgi lo sguardo verso i tuoi figli, terra del cielo. La strada è lunga e su di noi la notte scende: intercedi per noi presso il Cristo, terra del cielo.A Gerusalemme i pellegrini visitano l"unica chiesa gotica rimasta intatta: è la basilica di S. Anna, sorta sul luogo in cui - secondo la tradizione - si elevava la casa di Gioacchino e Anna, i genitori di Maria. Ebbene, questo tempio occupava l"area di un"altra chiesa bizantina, consacrata l"8 settembre di un anno a noi ignoto. Fu così che in questa data fu collocata la festa della nascita di Maria, una solennità cara alle Chiese d"Oriente, introdotta nel 701 in Occidente da Sergio I, un papa di origini siriache. È, allora, a un canto mariano bizantino-slavo che ci siamo rivolti per proporre una preghiera a  tutti i cristiani devoti della Madre del Signore.Due sono i temi che emergono dall"inno. Da un lato, c"è quella suggestiva definizione di Maria come «terra del cielo»: essa, infatti, è l"ambito del creato in cui Dio scende in modo diretto ed esplicito. Fuor di metafora, è il grembo fecondo offerto all"umanità perché si compia l"Incarnazione del Verbo nella nostra storia. D"altro lato, c"è la dolce fiducia del fedele che fissa lo sguardo su questa Madre che è per eccellenza la credente, come si dice nella prima beatitudine dei Vangeli («Beata colei che ha creduto», esclama Elisabetta in Luca 1, 45). Lei ci prende per mano in questo cammino e ci conduce a suo Figlio perché le nostre anime trovino pace e serenità. Questa presenza femminile eccezionale all"interno della fede cristiana è segno di fiducia, di dolcezza e di speranza in mezzo all"aridità del mondo.
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