
Ci racconta la Bibbia che il profeta Elia non è morto, ma è stato rapito in cielo su un carro di fuoco (2Re 2,1-14): è probabilmente per questo che la tradizione biblica successiva gli attribuisce un ruolo futuro straordinario e dice che ritornerà per annunciare la venuta imminente del Messia. Uno dei testimoni di questa attesa messianica legata al ritorno di Elia non è altri che il saggio Ben Sira, il quale si rivolge al profeta con una beatitudine sorprendente: «Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore, perché è certo che anche noi vivremo» (Sir 48,11). Quelli che vedranno Elia sono coloro che vedranno il tempo del Messia e il compimento delle promesse di Dio. Perché saranno felici, questi testimoni della salvezza? Perché potranno a loro volta addormentarsi nell’amore: modo poetico di dire che anche loro, come Elia, non sono destinati alla morte, ma chiamati alla vita eterna.
La risurrezione di Gesù, che sancisce i tempi messianici, ha realizzato quella promessa. Essa ci dice che, se non abbiamo carri di fuoco che ci portino in cielo, la morte è comunque vinta: essa non è più la distruzione finale che viene a spogliare la vita del suo senso, ma assume il senso di un passaggio. Beato colui che non è più terrorizzato dalla morte e che non teme, venuto il giorno, di addormentarsi nell’amore, sicuro della promessa del suo Signore.
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