Senza artigianato l'arte si autodistrugge e nella pittura-scultura i danni sono peggiori
sabato 10 settembre 2011
Chi dimentica che l'arte è artigianato non solo fa un errore ma provoca danni. Senza artigianato l'arte si autodistrugge. Qualunque arte voglia sfidare il futuro deve ritrovare quell'artigianale eccellenza che nel corso dell'ultimo secolo è stata troppo spesso svalutata.
Ma non in tutte le arti le cose sono andate allo stesso modo. Il romanzo ha resistito bene. Sia i grandi innovatori, che sembravano aver minato alle fondamenta l'arte del romanzo, come Proust, Kafka, Joyce, sia i narratori delle generazioni successive, che hanno ripreso o ignorato le nuove tecniche, come Hemingway o Singer o Nabokov o Elsa Morante, hanno mantenuto un forte senso della tradizione arrivando a livelli sorprendenti di raffinatezza artigianale. Stile e mitopoièsi, le due facce del romanzo, non vanno separate. Scrivere bene non serve a molto se non si crea un mito significativo: se non si propongono personaggi credibili dentro una vicenda capace di toccare la sensibilità dei lettori. Il rapporto fra stile e mitopoièsi potrà non essere sempre perfettamente bilanciato: come è in Dickens, in Flaubert, in Svevo. In Cechov, per esempio, non è mai chiaro se conta di più la cosa raccontata o il modo di raccontarla. Ma oggi l'artigianato narrativo è a rischio, sia per impazienza produttiva che per insufficiente cultura letteraria. Pubblicare ogni anno un romanzo è stata sempre un'eccezione, oggi sembra la regola.
Nelle arti visive le carenze artigianali sono più gravi. Molti registi italiani lavorano troppo come “poeti delle immagini”. Fanno cabaret filmato, contano sull'efficacia dello sketch. È nella pittura-scultura che si vedono i danni peggiori provocati da avanguardie che non finiscono più. Ci sono artisti che fanno il giro del mondo puntando tutto sulla provocazione, sull'idea brillante (ma è un repertorio esaurito) e sul gesto (ma i gesti è giusto venderli e accoglierli nei musei?). Arte senza artigianato, critici complici o corrotti, pubblico docile e ammaestrato. Le arti visive, oggi, sono per lo più infrequentabili.
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