sabato 28 ottobre 2006
Hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?/ Sì, e cosa volevi?/ Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra"/ È della tenerezza che m'importa. Questo è il dono/ che stamattina mi commuove e sostiene./ Al pari di ogni mattina. È stato definito «il padre del minimalismo» poetico; in realtà lo scrittore americano Raymond C. Carver, morto di cancro non ancora cinquantenne nel 1988, dopo una vita turbolenta, in una prosa e poesia asciutta e drammatica ha celebrato la grandiosità delle cose semplici e quotidiane. Basti
solo soffermarsi su questi versi che ho estratto da due diverse poesie. Come non essere d'accordo con questa confessione? Nella vita si possono avere palazzi, soldi, auto, donne o amanti, ma se tutto questo è mero possesso, potrai gloriarti, essere acclamato, avere successo; non potrai, però, avere quel «dono che commuove e sostiene». Questo dono non lo si può comperare come le cose o il sesso; esso è appunto dono, libero, fresco, gioioso. Ed è il sentirsi amati, essere circondati da tenerezza, delicatezza, dolcezza, sentimento. Chi ha attorno a sé solo possedimenti e sudditi non sa quanto sia superiore la felicità generata dall'affetto appassionato, spontaneo e sincero. E tutto questo lo si può avere anche vivendo in semplicità e in una modesta quotidianità da condominio, circondati dal minimo indispensabile. Bisogna far crescere in sé una ricchezza interiore, fatta di stupore, di finezza, di umanità. Scriveva ancora Carver che si «deve essere capaci di rimanere a bocca aperta davanti a qualsiasi cosa - un tramonto o una scarpa vecchia - colpiti da uno stupore semplicemente assoluto».
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