giovedì 4 febbraio 2016
Era un link come tanti, inviato per e-mail da un amico. Il video raccontava l'enorme mercato che si cela dietro quello che viene venduto come l'ultimo baluardo della libertà e dignità umana: l'utero in affitto. Guardavo con il cuore schermato (per non soffrire troppo) le immagini che mi passavano davanti agli occhi. Ero indignata di fronte al lievitare delle cifre: per ogni “operazione” dai cinquantamila dollari in su, miliardi di dollari che fluttuano nel mondo. Ero costernata di fronte ai volti delle donne indiane che passavano sullo schermo come un triste carosello. A ciascuna di loro, della cifra minima dei cinquantamila dollari, vanno 5.400 dollari per comprarsi una casa o far studiare i figli. Ai mariti non sembra vero di aver trovato nella moglie una così cospicua fonte di guadagno! La moglie sembra impassibile mentre le dettano le clausole: potrà essere necessario un cesareo, se si perdesse molto sangue si renderebbe necessaria una trasfusione; se l'emorragia non si fermasse, sarà necessario asportare l'utero, inoltre durante il parto si potrebbe anche morire. In tal caso non avrà nessuna responsabilità né la clinica, né i genitori del bambino che la donna porta in grembo. La donna infine non ha nessun diritto sul bambino, il quale, appena nato sarà consegnato direttamente ai genitori. Guardo incredula la faccia inespressiva del marito, di fronte a questo tragico iter e l'atteggiamento freddo e professionale del medico (una donna). Le immagini corrono veloci su contenitori tenuti a bassissima temperatura: sono milioni e milioni di embrioni ibernati, alcuni vecchi di sei, otto, dieci anni. Non si possono distruggere, ma nessuno li richiede perché le coppie che li hanno prodotti o hanno superato i sessant'anni o sono morte. Ma la scena peggiore doveva ancora arrivare: un medico senza camice, quasi un tecnico di laboratorio in jeans e maglione si siede davanti a uno schermo dal quale si vedono con forte ingrandimento spermatozoi in movimento. Ad un certo punto introduce una pipetta. Vuole catturare uno spermatozoo, quello che a lui sembra il migliore per farlo diventare un essere umano. Inizia un'agghiacciante caccia che il medico affronta come un videogame. Sono sorpresa dalla fuga degli spermatozoi, i quali sembrano avere coscienza di esser presi con la violenza perché siano introdotti nell'ovulo. Ahimè, la cattura avviene in pochi secondi e la pipetta introduce delicatamente, ma pur sempre con violenza lo spermatozoo nel citoplasma dell'ovulo. La forma di un piccolo feto si disegna immediatamente nel monito: «Salve!», commenta il dottore. Un nuovo individuo è nato. Quale utero lo ospiterà?
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