Quella voglia masochista di voler raccontare il male
venerdì 3 giugno 2016
In un lungo editoriale che apriva l'ultimo numero della Lettura, Francesco Piccolo si è dedicato, concentrandosi su Hitchcock, a un tema che meriterebbe un libro o perfino più libri. Si tratta del perché e del come il male, la cattiveria, la violenza e il crimine abbiano sempre fruttato bene in arte, in termini estetici nonché, se non soprattutto, nell'informazione. Anche per illustrare i vantaggi del bene, si comincia dal male. Ma per denunciare il male, intanto ci si ferma a lungo a raccontarlo, a descriverlo. Si vorrebbe ammonire, ma intanto si intrattiene mettendo in scena la perversione e l'orrore, l'inganno e la crudeltà. Le emozioni forti attirano il pubblico. Diciamo pure che hanno un mercato. Se in cortile o per la strada due persone litigano e si insultano, c'è sempre un po' di pubblico improvvisato alla finestra e a distanza, che si gode lo spettacolo: disapprovando, certo, disapprovando. La narrativa e il cinema polizieschi hanno come protagonisti un investigatore, un ispettore, un commissario che incarnano il bene: personaggi fissi, sempre uguali a se stessi e perciò confortanti, rassicuranti. Ma ciò che attrae è l'insospettabile varietà del crimine. Perfino ai più alti livelli della letteratura il male è protagonista e attira più del bene. A me, devo dire, il Purgatorio e il Paradiso di Dante piacciono molto, se non di più: ma quasi tutti li trovano noiosi, preferiscono l' Inferno. Dostoevskij lo ha capito meglio di altri, per questo mette il bene anche nel male e il male nel bene: non per confondere ma per mostrare la reversibilità dell'uno nell'altro e per evitare al lettore emozioni morali banalmente, falsamente univoche. Stanley Kubrick disse di essersi pentito del suo film Arancia meccanica perché la violenza risultava in molte scene troppo esteticamente magnetica. Si è corretto, infatti, con Shining e con Full metal jacket: dove il male ripugna, fa realmente paura. Ho sempre deplorato un film come Quei bravi ragazzi di Scorsese perché “familiarizzava” la violenza mafiosa a tutti i livelli gerarchici, bassi, medi e alti. Con i buoni sentimenti non si fa buona letteratura, hanno sempre ripetuto gli avanguardisti. Ma neppure con cattivi. Però la cattiveria “vende meglio”. Perché? Alcuni pensano che il più insidioso male delle società di oggi sia il narcisismo. Io credo che il sadomasochismo sia molto peggio e faccia danni più gravi sia nella vita quotidiana che ai più alti livelli politici. Il narcisista si appaga di sé, il sadomasochista cerca gli altri per sottomettersi o per sottometterli. Che cosa è peggio?
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