venerdì 22 gennaio 2016
Due libri dalle tonalità molto diverse ma per certi versi simili.Il primo è il più forte, perché racconta l'infanzia dell'autrice, argentina nata nel 1971, i cui genitori furono vittime della dittatura militare, desaparecidos. Raquel Robles, autrice e protagonista di Piccoli combattenti (Guanda), visse decenne con gli zii e due nonne assai diverse anche nel modo di esternare l'angoscia, e con un fratello minore con cui elaborò una strategia di sopravvivenza da “tempo di guerra” ma non di sconfitta e di paura. Vengono in mente tanti libri e tanti film leggendo queste pagine dense e forti, piene di piccole azioni, di progetti, di tensione, sempre nella speranza di una rivoluzione che riporti a casa babbo e mamma e dia tranquillità e felicità al Paese; finché i due bambini sanno per certo che i genitori sono morti. I «piccoli combattenti» hanno perduto la causa per cui resistevano, immaginavano, lottavano.Da Giochi proibiti al Diario di Anna Frank, da Odissea tragica a Sciuscià, quanti film e romanzi hanno raccontato l'infanzia in tempo di guerra? Dovremmo essere vaccinati e non lo saremo mai, e il racconto di Robles riesce ancora a commuoverci, non ci lascia indifferenti. Così come la citazione che lo apre, di Carson McCullers, una delle più grandi scrittrici del ‘900: «I cuori dei bambini sono organi molto delicati. Un ingresso doloroso nella vita può deformarli in un'infinità di strani modi». Qualcosa di cui non dovremmo mai dimenticarci, noi adulti.Diverso è il caso di L'incantesimo delle civette di Amedeo La Mattina (e/o), il cui autore evoca tempi pacifici, anche se nella Sicilia del sottosviluppo, nella Partinico del 1967 quando Damiano Damiani e la sua troupe (con Claudia Cardinale! con Franco Nero!) vi si reca a girare Il giorno della civetta. Il romanzo di Sciascia parla di mafia in una comunità che arriva solo a sussurrarne. Nel paese è lo scompiglio, e per Luca, 14 anni, è la scoperta di tante cose – in una zona dove scelse di vivere Danilo Dolci.La Mattina racconta assai bene la sua adolescenza in un mondo di ieri, non in guerra anche se le tensioni non vi erano poche, un paese dove il boom tardò ad arrivare (ho vissuto a Partinico una decina d'anni prima di quel film, che rivedo sempre con emozione perché le comparse sono in parte persone conosciute, come la vecchia za' Tana al cui volto dalle mille rughe delle fatiche della sopravvivenza Damiani dedicò un forte primo piano).
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