giovedì 8 luglio 2021

Quest’anno, per la prima volta da quando la Sla si è affacciata nella mia vita, non riuscirò a lasciare il caldo di Roma per il clima ben più fresco della Germania del nord. Gli altri anni in questi giorni ero già lì, ma oggi no. Semplicemente, non posso più viaggiare, Peg e soprattutto tracheostomia – la prima arrivata a dicembre e la seconda a marzo – mi hanno tolto per sempre questa possibilità. Inchiodato al letto come ormai sono, avrei in teoria bisogno di noleggiare un aereo ambulanza, cosa evidentemente impossibile, con tanto di infermieri e di medico a bordo. Ve l’immaginate? Così, io che il caldo non l’ho mai potuto sopportare, affronterò (con un po’ di ansia, non lo nascondo) questi mesi estivi, che mi auguro non molto torridi. Giugno per fortuna non lo è stato, a differenza di quanto successo qualche volta in passato. Posso soltanto incrociare le dita. Anzi, incrociatele voi per me, visto che io non ci riesco.
Penso con un po’ di nostalgia ai miei amici tedeschi, che in tutte le estati passate mi hanno ospitato (e sopportato), e a tutto quello che hanno fatto per me in questi anni. Sono stati davvero impagabili. Perché non solo mi hanno ospitato, ma mi hanno anche ricolmato di attenzioni e di premure; se oggi – l’ho già raccontato, ma vale sempre la pena ripeterlo – riesco ancora a usare il computer per scrivere è perché loro, due anni fa, quando anche l’unico dito ancora funzionante ha smesso di funzionare e di comandare il mouse, mi hanno regalato il puntatore ottico che uso tuttora. E questo solo per dirne una. L’elenco di quanto hanno fatto per me sarebbe lunghissimo.
Senza gli amici, lo dico in generale, in questi anni sarei stato perso. E non perché la mia splendida famiglia non mi basti, ma perché gli amici che ho mi sono stati vicini in mille modi, sostenendomi, accompagnandomi, aiutandomi. Dai miei ex compagni di liceo ai miei colleghi, quelli di Avvenire ma non solo, fino agli altri conosciuti lungo il cammino della mia vita, non mi sono mai sentito solo né dimenticato. Una cosa, questa, importantissima: perché so bene (me l’hanno raccontato tanti miei "compagni di malattia", uomini e donne che con me condividono l’esperienza della Sla) come l’isolamento in cui ci si ritrova sia forse la conseguenza peggiore della Sclerosi laterale amiotrofica. Per questo so di essere, nonostante tutto, fortunato.

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