domenica 9 aprile 2006
Il corteo si è fermato sulla triste collina./ Nudi echeggiano i colpi./ Madonna! Madonna! conficcano chiodi/ nella tua anima, turbata colomba./ Il figlio non ha lamenti,/ ma tu lo senti sotto le tue chiuse palpebre il suo martirio./ Tre chiodi hanno forato le carni dell"agnello senza lamento./ E tu lo vedi ormai, piagato stendardo,/ sulla croce che s"alza e vacilla nell"aria"Ho incontrato solo un paio di volte il poeta Giovanni Cristini (1925-1995) e ho di lui un ricordo ormai pallido ma che mi lascia un fremito tutte le volte che leggo le sue poesie, come questa tratta dalla raccolta I chiodi e i dadi (La Locusta 1961). All"inizio della Settimana Santa ho voluto porre questo suo ritratto di Maria, unita nel dolore alle ultime ore del Figlio, lei la colomba del Cantico dei cantici, lui l"agnello sacrificale di Isaia. In quel dolore si raggruma la sofferenza dell"umanità in cerca non solo di rappresentazione ma anche di redenzione.Vorrei porre l"accento su un"immagine forte, quella di Cristo come un «piagato stendardo» che si leva sulla «triste collina» del Calvario. Egli ha attraversato i secoli come emblema di dolore fisico e morale, di ferite e di solitudine, ma anche come segno si speranza e di liberazione, di salvezza e di riscatto. Ritorna questa presenza anche nei giorni che stanno di fronte a noi: ma ci saranno ancora tanti sguardi che si fisseranno in lui trafitto? Purtroppo, l"abitudine dei credenti e l"indifferenza degli agnostici rendono vera un"altra poesia che lascerò in finale alla meditazione dei miei lettori. Sono versi di un grande poeta, Giorgio Caproni (1912-1990), non credente ma in segreta attesa di Dio, incapace di sopportare la cecità della massa degli indifferenti: «Cristo ogni tanto torna, se ne va"/  Il cuore della città è morto, la folla passa/ e lo schiaccia " è buia massa/ compatta, è cecità».
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