sabato 14 maggio 2005
Il lunedì ti giustifichi col lavoro che fai. Ma la domenica che scusa hai? Orrenda domenica, nemica dell"umanità?
Ho letto molti romanzi di Saul Bellow, scrittore americano morto lo scorso mese, figlio di ebrei russi emigrati in America. Non mi ero mai accostato, invece, alle Avventure di Augie March che mi accompagna nei viaggi di questi giorni. È la storia di una sorta di eroe picaresco che percorre Stati Uniti, Messico ed Europa alla ricerca della verità, con una tensione ora ingenua ora drammatica. Mi impressiona la frase che oggi propongo anche ai miei lettori. Essa è una parabola icastica dell"atteggiamento interiore di molti, giunti al fine settimana. Quando lavori, aspetti il sabato e la domenica e con l"impegno nelle cose riesci a tirare avanti. Ma, giunto davanti alla festa, ecco il vuoto, ecco appunto l"«orrenda domenica». Ci si affida, allora, ancora al fare, al muoversi frenetico, alle cose, sempre nel terrore di essere lì, davanti a una parete, solo con te stesso, con quei pensieri che vuoi evitare. Non è neppure la malinconia del tempo che fugge o quella nobile amarezza che si scopriva nella Sera del dì di festa di Leopardi. È proprio la paura di un vuoto che progressivamente si è aperto dentro l"uomo contemporaneo e che affiora col suo alito freddo ogni volta che cessano le distrazioni e si dissolve quella specie di narcosi che è il fare o il possedere. C"è, dunque, un deficit di spiritualità, c"è una povertà di spirito che è il contrario di quella evangelica fatta di apertura all"amore, alla vita, al mistero, al divino. È per questo che la domenica diventa una «nemica» perché ti costringe ad essere veramente persona e non cosa o macchina.
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