martedì 6 agosto 2013
Il primo marito di Hannah Arendt, Gunther Anders, era un filosofo come lei, allievo di Husserl mentre Hannah lo era di Heidegger, che com'è noto fu anche il suo grande amore. Il loro matrimonio durò poco, ma Anders, che sopravvisse di molti anni alla Arendt, mostra di aver conservato negli anni l'amore che le aveva portato quando erano ambedue giovani filosofi sconosciuti. Anders ne ha anche scritto, rievocando le battaglie filosofiche che i due sostenevano, discorrendo di Leibnitz e di Dio, del copernicanesimo e della superiorità degli esseri umani, di fronte ad un grande cesto di ciliege che snocciolavano per farne marmellata e di cui Hannah si cibava golosamente. Gli schizzi che il marito traccia della filosofa, allora giovane e bella, sono al tempo stesso vivaci e delicatissimi. Colpisce l'immagine di lei che, sorda alla musica e cieca all'arte figurativa, chiede al marito di tradurgliela in parole. Solo attraverso la razionalità passava, in realtà, per Arendt la comprensione. Confidava così assolutamente nella lingua, che non pensava che esistessero altri linguaggi privi di parole. E quando Anders le spiega i dipinti, le pareti diventano per lei “vetrate” e confessa umiliata di non aver mai saputo che dei dipinti bisognasse imparare le lingue.
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