Non «più Europa», ma «quale Europa?»
venerdì 24 luglio 2020
Mi ha colpito il titolo di un libro uscito recentemente dal Mulino: Una Unione divisiva. Una prospettiva centro-periferia della crisi europea (pagine 304, euro 26). Gli autori sono quattro economisti: Giuseppe Celi, Andrea Ginzburg, Dario Guarascio, Annamaria Simonazzi. La tesi centrale del volume è già nel titolo e viene sviluppata in sei densi capitoli, in cui tra riferimenti bibliografici e tabelle vengono analizzati i processi di non breve durata attraverso i quali si è arrivati alla situazione attuale: «Originariamente concepito per promuovere la convergenza e l'armonizzazione tra e all'interno dei Paesi, il progetto europeo appare oggi molto lontano da quegli obiettivi. Dopo decenni di integrazione economica e di allargamenti, vent'anni di integrazione monetaria e una lunga crisi economica e finanziaria, sono aumentate le divergenze: i Paesi e le regioni più deboli sono rimasti indietro, le disuguaglianze economiche e sociali sono in aumento in tutti gli Stati membri». Gli autori del libro sono tutto fuorché dei sovranisti-populisti ostili all'unità europea: eppure se le affermazioni che ricavo dall'introduzione risuonassero tra le frasi smozzicate di un talk show, è molto probabile che sembrerebbero più nazionaliste e di destra che europeiste e di sinistra. Per mia incompetenza specifica non sarei in grado di discutere il contenuto del libro: lo segnalo in questa rubrica solo per indicare quanto poco scontate, semplificabili e politicamente univoche siano le valutazioni degli studiosi. È probabile che gli economisti lontani dai centri di potere siano fra gli intellettuali più dolorosamente spettatori di quanto avviene nella realtà economica. Oggi l'economia ha un peso enorme e gli economisti ne conoscono il funzionamento meglio di chiunque altro. Ma le politiche economiche non sono loro a deciderle. Anche quando sono accettati come tecnici esperti e consiglieri, restano ben lontani dall'esercitare una diretta facoltà decisionale. L'Unità Europea è un'unità che non ha saputo unire gli europei e che ha riproposto anche drammaticamente la polarità centro-periferie. Vorrei consigliare la lettura di questo libro a chi si limita a chiedere «più Europa» e non «quale Europa». Chi fa politica forse dovrebbe ogni tanto studiare di più, o ascoltare di più chi studia.
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