martedì 19 febbraio 2019
«Io non so chi dipinga sulla tela del ricordo! Ma chiunque sia l'ignoto artista, qualunque cosa vada riproducendo, ciò che egli fa non è che una successione di quadri. In generale, non abbiamo modo di contemplare interamente come si forma nella nostra anima questo studio in tutti i suoi particolari, alcuni fatti di tanto in tanto attraggono lo sguardo, ma la maggior parte di essi sfuggono e restano nell'ombra». Il grande Rabindranath Tagore, poeta, scrittore, pensatore indiano, Premio Nobel e autore amato da molti, anche non esperti di letteratura, quindi anima di forza universale, scrive pagine memorabili sulla memoria e il ricordo. Tutti ricordiamo e dimentichiamo, abbiamo ricordi consapevolmente impressi nella nostra memoria e altri che appaiono all'improvviso, imprevisti, inaspettati. Ritengo geniale, fondamentale interrogarsi sulla natura di memoria e ricordo, come fa Tagore, come il filosofo francese Bergson. Ugo Foscolo nei Sepolcri indica nella memoria il senso di fratellanza della specie, il legame tra i vivi e i morti, la custode dell'amore, degli affanni, dei sogni. Con un lampo di genio Tagore descrive il ricordo come una tela che qualcuno in noi dipinge. Non ricordiamo concetti, storie: ma visioni. Non esiste Louvre pari al vivente museo di tele
di ognuno di noi.
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