martedì 15 dicembre 2020
«Solo chi grida in difesa degli ebrei può anche cantare il gregoriano». Sono parole che appartengono a Dietrich Bonhoeffer, uno dei grandi testimoni del cristianesimo del XX secolo, assassinato nel campo di sterminio di Flossenbürg dietro accusa di aver partecipato alla fallita cospirazione contro Hitler. Dapprima recluso nel carcere militare di Tegel, fu poi trasferito nella prigione sotterranea della Gestapo di Prinz-Albrecht-Straße, sempre a Berlino, quindi al campo di concentramento di Buchenwald, ultima stazione prima di Flossenbürg. Quando fu ucciso e il suo corpo cremato con i corpi degli altri prigionieri, aveva da poco compiuto 39 anni. In prigione aveva lavorato alla redazione finale di "Etica", inviato appassionate lettere d'amore alla sua fidanzata Maria von Wedemeyer, scritto un complesso di note e poesie che figurano come il suo testamento spirituale e che sarebbero uscite postume col titolo di "Resistenza e resa".
Ognuno di noi si avvia al Natale - diceva Bonhoeffer in questi testi - in un modo personale e diverso da quello di tutti gli altri, chi accogliendo la festa della gioia e dell'amore con una contentezza pura, chi cercando per un momento, sotto l'albero addobbato, una tregua al suo quotidiano, chi, ancora, vivendolo nella più grande angoscia… Il mondo che Gesù viene a salvare è precisamente questo mondo estenuato e disperso.
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