Maggiordomi o dottori, il 2018 digitale sarà senza privacy
venerdì 5 gennaio 2018
In questo periodo dell'anno fioccano le previsioni. Non ho la sfera di cristallo e non cerco un posto come futurologo ma credo possa essere ugualmente utile segnalarvi quali sono le direzioni nelle quali sta andando il mondo digitale. Più che una previsione per il 2018 si tratta quindi di un'indicazione. Anzi, di una serie di indicazioni.
Google e Amazon, per esempio, si stanno concentrando per far arrivare in tutte le case connesse i loro "maggiordomi digitali" (ne abbiamo trattato in questa rubrica lo scorso 31 marzo qui https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/maggiordomi-virtuali-spie-reali-in-casa). Si tratta di dispositivi in grado di farci comandare con la voce tutti gli apparecchi digitali presenti in casa, permettendoci di porre loro anche domande alle quali riceveremo risposte sia vocali sia web e social. Sono utilissimi soprattutto per anziani e disabili ma pericolosi sul piano della privacy, visto che ogni nostro comando viene registrato dal servizio, "schedandoci" ancora di più (dove siamo, cosa facciamo, quali e quante telefonate facciamo e a chi, quali sono le nostre preferenze musicali, televisive e perfino ambientali).
La tv digitale, dal canto suo, sarà invece sempre meno generalista e di flusso (cioè con i programmi in onda in giorni e orari precisi) e sempre più consumata attraverso l'offerta di piattaforme come Netflix e Amazon Prime. Saremo sempre meno spettatori passivi che passano le serate a cambiare canale col telecomando in cerca di qualcosa che ci soddisfi ma sempre più utenti informati che sanno quello che vogliono e lo guardano quando e come vogliono (tutte le puntate di fila, due per volta, a spezzoni nelle pause della giornata eccetera).
Una parte della platea continuerà a consumare l'offerta video nel salotto di casa seduta sul divano e davanti a schermi sempre più grandi e con una definizione sempre più alta. Un'altra parte di pubblico invece consumerà attraverso le piattaforme sopracitate contenuti video in mobilità, cioè in auto, in autobus, in treno, alla fermata del tram come in attesa della visita dal medico, e su schermi di tablet e perfino di smartphone, quindi ben più piccoli rispetto ai quelli televisivi ai quali ci eravamo abituati. In mezzo ci sono competitor come Sky che sperano di soddisfare tutti anche se rischiano di scontentare entrambi i tipi di pubblico.
Passiamo dalla tv alla musica. A breve YouTube lancerà un servizio di musica a pagamento sul modello di Spotify. Le case discografiche vorrebbero che eliminasse dalla sua piattaforma tutti i contenuti degli utenti che violano a diverso titolo il copyright. Ma se lo facesse, YouTube perderebbe una larga fetta di traffico (già oggi oltre il 60% degli utenti usa la piattaforma video per ascoltare musica).
Se il mercato dei dischi in vinile nel suo piccolo continua a crescere, quello della musica digitale sta diventando appannaggio di servizi di music streaming come Spotify dove non si paga più per scaricare musica ma per accedere con tariffe mensili a banche musicali di milioni di brani. Per gli audiofili che non hanno mai amato gli mp3 ci sono perfino servizi in alta qualità cone Tidal o Quobuz.
Un'altra rivoluzione digitale già in atto e che avrà un'accelerazione nel 2018 è quella legata alla salute. Dagli orologi ai braccialetti digitali, passando per i tessuti con sensori, i nostri corpi sono e saranno sempre più monitorati. Saremo misurati e controllati in tempo reale e collegati a servizi in grado di allertare droni-ambulanza dotati di defibrillatore appena il nostro cuore mostrerà un segno di cedimento o squadre mediche collegate e allertate via app in caso di nostre défaillances. Così saranno salvate molte vite ma al contempo anche i nostri dati più sensibili finiranno in banche online che li trasformeranno in un nuovo enorme business.
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