giovedì 20 gennaio 2022
Da che ho memoria, sono sempre stato un formidabile lettore. Prima di compiere undici anni avevo già divorato tutti i romanzi di Jules Verne, tutti quelli di Emilio Salgari e tre enciclopedie, «Vita Meravigliosa», «Il Mio Amico» e «Conoscere», che mi leggevo come si leggono i libri, dal primo volume all'ultimo, pagina dopo pagina; un po' come il Frank Drummer della «Antologia di Spoon River», il matto del villaggio. Ma non ero matto, né un secchione (anzi...) che non usciva mai a giocare. Semplicemente me li bevevo.
Negli anni successivi ho continuato con lo stesso ritmo, leggendo romanzi, poesie (che sono il mio genere preferito), saggi soprattutto di storia e filosofia, fino a due o tre libri contemporaneamente. Poi per fortuna ho sposato una donna che condivideva la mia stessa passione, che è quindi passata pari pari nel Dna delle nostre figlie. Morale della favola: casa mia è piena di libri, che letteralmente traboccano ovunque, in doppia o tripla fila nelle librerie. Ne abbiamo persino dentro a un soppalco che usiamo come deposito di tutto, perché i libri non si buttano mai.
Solo la Sla – che la prima cosa che mi rubato è stata la forza nelle braccia – ha finito per stroncare questa mia passione. Ben presto infatti non sono più riuscito non solo a tenere un libro in mano ma neanche a sollevarlo, neppure a sfogliarlo. Ho provato con gli audiolibri e con gli ebook, ma non è la stessa cosa. Nulla a che vedere con l'avere la carta in mano, toccarla, sentirne il peso, l'odore dell'inchiostro; io inoltre ho sempre avuto la capacità di "fotografare" le pagine dei libri, e anche oggi sarei in grado di ritrovare in pochissimo tempo un brano di un romanzo o saggio letto magari trenta o quaranta anni fa. Non parliamo delle poesie, che per quanto possibile cercavo di leggere sempre in lingua originale, con la traduzione a fronte. Bei tempi.
Qualche giorno fa mi ha scritto Vincenzo, conosciuto tramite Facebook, malato di Sla anche lui, a quanto ho capito ancora in una fase non avanzata. Mi ha detto che la sua passione è leggere e studiare, e della sua paura che un giorno la malattia lo prenda anche al cervello e che di conseguenza non riesca più a soddisfare la sua sete. Gli ho risposto dicendo che la Sla tutto attacca salvo il cervello, lasciandoti lucido fino alla fine, e gli ho raccontato quale sia la mia situazione. Forse per Vincenzo sarà possibile alimentare la sua passione con audiolibri ed ebook. Ma l'ho avvertito, non sarà la stessa cosa.
(65-Avvenire.it/rubriche/Slalom)
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