giovedì 21 settembre 2006
Nella natura non vediamo parole, ma sempre soltanto iniziali di parole e, quando andiamo a leggerle, troviamo che le nuove cosiddette parole sono a loro volta nulla più che iniziali di nuove parole. Qualche mese fa un lettore romano mi ha inviato in regalo un libro usato, scritto in tedesco: era una raccolta di aforismi e pensieri che lo scienziato Georg Chr. Lichtenberg aveva pubblicato per anni, a partire dal 1778, sugli almanacchi tascabili della città in cui insegnava, Gottinga in Germania. In verità, possedevo già - anche se in traduzione francese - quella raccolta e qualche volta vi avevo attinto per il "Mattutino". Faccio così anche oggi, all'apertura dell'autunno, con una considerazione sulla natura: essa è il «creato» agli occhi del credente, cioè è il frutto di un atto trascendente che dal nulla l'ha condotta all'essere e alla vita. Lo scrittore tedesco ha ragione: il cosmo non è immediatamente leggibile come «creato» e, quindi, come segno evidente di un progetto. Eppure in esso ci sono cifre e iniziali che ti conducono verso percorsi segreti. La stessa Bibbia afferma che «dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'Autore» (Sapienza 13, 5). «Analogia» suppone un passaggio complesso, di tappa in tappa, e non un'illuminazione improvvisa ed evidente. Non per nulla lo stesso Salmista, che pure è convinto che «i cieli narrano la gloria di Dio», riconosce che «non è linguaggio e parole di cui si oda il suono» (19, 2.4). È, allora, necessaria una ricerca impegnativa, uno studio, una riflessione che esplicitino, oltre la contemplazione e l'intuizione, le «iniziali» di Dio presenti nell'essere.
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