venerdì 8 luglio 2016
C'è al Palazzo delle esposizioni di Roma, in via Nazionale, una grande mostra fotografica su Gianni Berengo Gardin, che dagli anni del dopoguerra a oggi non ha mai smesso di girare l'Italia documentandone le visioni palesi e le pulsioni nascoste, raccontandola e permettendo a chi ha visto e vede le immagini da lui raccolte di riconoscersi, credo, nella parte più bella e più sana del paese. Quella che i più giovani non godranno mai più. Non sono molti i comuni in cui prima o poi Berengo non sia andato. Alcune di queste foto sono diventate assai celebri - e le più comuni sono le più belle: amici che ballano nei pressi di una spiaggia in un pomeriggio di primavera, il gioco dei vetri degli specchi degli sguardi su un traghetto veneziano, due fidanzatini che si baciano in un angolo di città d'arte o sulla panchina di qualche periferia, operai su una impalcatura eccetera, vita quotidiana di ieri e ancora di oggi, ma ancora e quasi sempre vita vera, strade non abitate dalle macchine e dal chiasso, dalla scomposta trasandatezza delle città di oggi. Sono immagini che fanno pensare agli incantati versi di Penna: «Io vivere vorrei/ addormentato/ entro il dolce rumore della vita». Il dolce rumore della vita è diventato un'assordante cacofonia da cui si sfugge solo, chi può, passeggiando in alta montagna o nuotando in mare molto al largo… L'immagine forse più angosciante tra le mille di Berengo è quella del superbastimento da crociera a tanti piani che riempie il panorama di piazza San Marco a Venezia, la Venezia di oggi. Il mondo cambia e distrugge il proprio passato, ma oggi, con voluttà inusitata e sorda violenza, distrugge anche se stesso. Un'Italia immemore e stordita è il nostro sfondo, e anche questo Berengo ha saputo documentare. Il bello, piuttosto di ieri che di oggi, e il brutto, piuttosto di oggi che di ieri, del nostro Paese: della terra dove più che in ogni altra una tradizionale arte di arrangiarsi che aveva una sua necessità e, nei poveri, perfino una sua nobiltà, si è trasformata in arte di mentire e di distruggere, mascherata con altisonanti bugie.
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