domenica 25 maggio 2003
Cosa fai nel mondo, fratello mio? Tu sei più grande del mondo! Fino a quando dovranno pesare sul tuo capo le ombre dei tetti? Fino a quando rimarrai chiuso nella prigione delle città affumicate? Credi a me: qui, dove sono io, vedo una luce straordinariamente più viva. Mi pare, deposto quasi il peso del corpo, di volarmene verso il puro splendore del cielo. Col pensiero puoi passeggiare nel paradiso! Avvertiamo sempre più in modo lacerante l'incubo dell'inquinamento. Sulle nostre città si stende un sudario grigio e impenetrabile che nasconde il sole e asfissia i polmoni. Se si scende con l'aereo su Città del Messico, si rimane letteralmente senza respiro vedendo l'immensa coltre di smog che staziona in modo permanente su quell'enorme megalopoli. Sotto quel manto pulsa una vita intisichita perché priva di aria pura. Ebbene, il contrasto tra "città affumicate" e "il puro splendore del cielo" che si contempla dalle vette era già alla base della lettera che nel IV sec. san Girolamo indirizzava all'amico Eliodoro, lettera dalla quale abbiamo estratto il brano sopra citato. Evidentemente questo contrasto è assunto dal santo a parabola: Eliodoro, una volta discepolo di Girolamo nell'eremo di Betlemme, aveva deciso di ritornare tra i fumi della città, diventando anzi un vescovo. Ebbene, senza cadere negli eccessi di uno spiritualismo isolazionista, il monito geronimiano vale per tutti. Come nel fine settimana si corre a respirare un po' d'aria pura fuori porta, così in ogni domenica dovremmo purificare il respiro dello spirito ritrovando silenzio, contemplazione, preghiera. È bella una frase di Girolamo: «Qui, dove sono io, vedo una luce straordinariamente più viva». È necessario riscoprire quella luce interiore, ancor più di quanto si faccia per lo splendore del sole.
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