domenica 16 luglio 2006
Mentre fai lezione, il massimo è quando gli studenti lasciano da parte la penna e ti stanno a sentire. Finché continuano a prendere appunti su quello che dici vuol dire che non li hai colpiti. Ma quando lasciano cadere la penna e ti guardano mentre parli, allora vuol dire che forse hai toccato il loro cuore. Le cose importanti si imparano se scaldano il cuore.A fare questa confessione era un docente di teologia, il prof. Joseph Ratzinger, stando alla testimonianza di un suo collega, Alfred Läpple (teologo le cui opere sono tradotte anche in italiano). Si tratta di un"osservazione veramente illuminante sull"arte di insegnare ed educare, quella che ci propone il futuro Benedetto XVI. Anche chi non ha potuto ovviamente seguire le sue lezioni, scopre questa qualità in molti suoi scritti che raccoglievano il suo insegnamento: ne cito solo uno che mi conquistò quand"ero giovane studente di teologia, quell"Introduzione al cristianesimo (Queriniana) che è stata riproposta a più riprese anche in italiano.Ma l"osservazione di Ratzinger non vale solo per i docenti (tra l"altro, nelle sue parole si ha la possibilità di distinguere proprio tra "docente" e "maestro"). Tutti, infatti, hanno qualcosa da insegnare, da comunicare, da testimoniare e spesso lo fanno sgarbatamente, superficialmente, stancamente. E invece ci sono cose che, se dette con passione, «scalderebbero il cuore» di chi forse ha proprio bisogno di quella parola, di quel consiglio, di quella verità. Penso in modo particolare ai genitori, spesso così sbrigativi o affettati nei loro dialoghi coi figli. Brutalmente George B. Shaw ironizzava: «Se i genitori riuscissero soltanto a capire quanto annoiano i loro figli"!».
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